DORMITIO MARIAE RIPETUTO L’ANTICO RITO DELLA TRASLAZIONE

Un momento vissuto con grande fede, con sincera trepidazione dai devoti. Il rito della traslazione dello storico simulacro ligneo della “Dormitio Mariae” è tornato a ripetersi, ieri sera, nella chiesa di Santa Maria di Betlem, a Modica. Sono stati i portatori della parrocchia, con il presidente Carmelo Stracquadanio, a condurre in processione il simulacro, prima che si concludesse la celebrazione eucaristica, guidati dal parroco, don Antonio Maria Forgione. La “Dormitio Mariae” è stata sistemata ai piedi dell’altare maggiore. Un momento di estrema commozione seguito con la massima attenzione dai fedeli che hanno partecipato, in gran numero, al primo atto dei festeggiamenti in onore di Maria Santissima Assunta in Cielo. Celebrazioni che proseguiranno anche quest’oggi con l’inizio del triduo di preparazione alla festa (la santa messa è in programma alle 19), mentre domani, martedì 13 agosto, dopo la recita del Santissimo Rosario, ci sarà, alle 19, il rito della vestizione dell’Assunta dormiente, caratterizzato dal canto dell’antico inno “Tota pulchra”. E, a seguire, la santa messa.

Ma l’appuntamento più atteso è quello di mercoledì 14 agosto con, a partire dalle 21, il rito del “Transito-Pasqua della Beata Vergine Maria” e con la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Angelo Giurdanella, vicario generale della Diocesi di Noto. Subito dopo, alle 22, ci sarà la processione con l’Arca Santa reliquiaria e il simulacro della Dormitio Mariae, preceduta dalla fiaccolata lungo via Marchesa Tedeschi, corso Umberto, piazza Corrado Rizzone, corso Umberto e, ancora, via Marchesa Tedeschi. Il rientro in chiesa è previsto intorno alle 23. Ci sarà anche uno spettacolo pirotecnico.

Particolarmente ricca di contenuti, ieri sera, l’omelia di don Forgione. Che ha fatto riferimento anche ad alcune vicende di stretta attualità. “Se è vero che Dio è colui che è fedele, che mantiene ciò che promette – ha detto tra l’altro il parroco – il cristiano è mosso da un’attenzione costante a ciò che accade nel mondo per cercare di scrutare nell’orizzonte i segni della presenza di Dio. E’ di queste ultime ore la notizia che ancora una volta il mare della Sicilia ci ha consegnato dei corpi senza vita, di uomini che quasi come novelli Abramo sono usciti dalla loro terra in cerca di una nuova prospettiva. E questa situazione ci interpella come uomini e come cristiani. Come uomini perché esiste una vigilanza che è una qualità propria dell’essere umano. E’ la capacità di guardare ciò che accade attorno a noi, di non essere ripiegati su noi stessi. Come ci interpella, invece, come uomini di fede? Cosa vuol dire essere vigili? Il cristiano, di fronte alle vicende della storia, non è chiamato ad assumere posizioni partigiane, ad essere pro o contro. Il cristiano deve chiedersi cosa ci sta dicendo Dio attraverso ciò che accade, in quale modo, attraverso le vicende della storia, Dio ci interpella. Perché l’opera di Dio non è a ondate, non conosce sosta, bensì è continua, è presente. Se oggi vogliamo essere uomini di fede, se vogliamo fare un atto di fede ora, in questo momento, dobbiamo prestare credito alle parole che Gesù ci rivolge nel suo Vangelo. Ed essere consapevoli, maturare la convinzione profonda da oggi che se non alimentiamo la nostra fede con il sentimento dell’attesa, della ricerca di Dio, della vigilanza, la nostra fede non sarà piena. Ci affidiamo a Maria, Lei è il simbolo dell’Israele attento, ha saputo cogliere la voce di Dio come una voce rivolta a Lei, l’ha accolta e l’ha incarnata. Preghiamo affinché interceda presso il suo Figlio. Che ci doni occhi per vedere e orecchie per ascoltare la Sua presenza nel mondo”.

 

 

 

 

 

 

 

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