Dad e disabilità. L’esperienza della cooperativa Metaeuropa

«Un terzo dei docenti di sostegno in cattedra, circa 65mila (sono il 34% dei 191mila insegnanti di sostegno), sono insegnanti senza specializzazione: non hanno cioè una formazione specifica sulla didattica inclusiva o sulla disabilità, sono docenti di una materia curricolare impegnati nelle classi frequentate da alunni con disabilità per far fronte alla carenza di figure specializzate».

«In giorni di polemica sulla DAD, un altro dato interessante riguarda il numero di alunni con disabilità esclusi dalla DAD: sono stati il 2,3% nell’anno scolastico 2020/2021, contro il 23% della primavera del lockdown, nel 2020. La riduzione dei periodi di sospensione, insieme ad una migliore organizzazione da parte delle scuole, hanno determinato un aumento considerevole dei livelli di partecipazione degli alunni con disabilità alla didattica a distanza, con una quota di esclusi che si attesta al 2,3% rispetto al 23% registrato nell’anno precedente».


Questi alcuni spunti di riflessioni emersi dal report “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità” http://www.vita.it/it/article/2022/01/12/65mila-insegnanti-di-sostegno-senza-specializzazione/161545/ pubblicato dall’Istat lo scorso 12 gennaio e riportate su Vita Non Profit. Da questi dati la Cooperativa Sociale Metaeuropa, Centro di Prossimità della Fondazione Èbbene e socia del Consorzio Sol.Co. – Rete di Imprese Sociali Siciliane che opera a Vittoria e Giarratana, in provincia di Ragusa, ha scelto di partire per alcune considerazioni legate alla Giornata Mondiale dell’Istruzione e declinate rispetto al lavoro che la Cooperativa porta avanti sull’Isola.

Come risponde Metaeuropa al binomio disabilità e scuola? Come supporta le famiglie? E come si integra con la scuola? «Nonostante il periodo storico che stiamo vivendo, rimane l’esigenza di mantenere una strategia educativa che sia capace di potenziare l’effettiva inclusione sociale e scolastica dei minori con disabilità o bisogni educativi speciali – afferma Maddalena Scognamiglio, Responsabile Progettazione e Formazione della Cooperativa Sociale Metaeuropa -. Tanto che – aggiunge – come abbiamo più volte visto in questo periodo, laddove sia stata disposta la sospensione delle attività in presenza, va garantito ogni volta possibile lo svolgimento dell’attività didattica in classe, assicurando il collegamento telematico con i compagni che si avvalgono della DAD». 


Questo ci ribadisce quanto sia importante, per un bambino con disabilità, la relazione con il proprio insegnante e con i pari. Non solo per l’apprendimento scolastico, ma soprattutto per evitare al minimo le possibilità di esclusione ed isolamento. La Cooperativa mette in campo azioni e idee progettuali nelle quali i minori con disabilità e bisogni educativi speciali hanno un ruolo protagonista e attivo verso il cambiamento, il miglioramento della propria qualità di vita e del cambiamento della visione della disabilità nell’ambiente circostante. Come? «Attraverso il progetto Facciamo Meta, che coinvolge non solo i minori e le loro famiglie ma anche l’ambiente scolastico e la Comunità. Per il raggiungimento degli obiettivi delle nostre azioni e in risposta ai bisogni dei minori – prosegue Scognamiglio – il dialogo continuo e diretto con la figura dell’insegnante di sostegno è fondamentale. Occorre ricordare che l'insegnante di sostegno aiuta e sostiene l'alunno con disabilità a integrarsi non solo nel gruppo classe ma anche nella società. E per perseguire questo obiettivo deve collaborare con diverse figure, professionali e non, che ruotano attorno al minore». 


Particolare importanza hanno anche i gruppi AMA (Auto Mutuo Aiuto) rivolti alle famiglie in cui genitori, fratelli e caregiver hanno a disposizione uno spazio protetto per condividere situazioni, emozioni, difficoltà con altre persone che vivono una situazione simile e, attraverso il reciproco sostegno, sentirsi supportati. 

«A mio parere, il punto di partenza è sempre quello dell’ascolto. Solo attraverso un percorso di ascolto attivo del minore si possono progettare interventi mirati ai suoi bisogni. C’è la forte necessità di smettere di sostituirsi ai bambini e di prevedere ciò che possa essere meglio per il loro benessere. Ascoltiamoli, diamogli voce. In un mio intervento a scuola, quattro anni fa, ho avuto l’occasione di incontrare una bambina con disabilità grave e la sua insegnante di sostegno. Ricordo benissimo quell’incontro. “Io con M. non so da dove iniziare, è la prima volta che mi approccio a una bambina con la sua diagnosi” – mi disse l’insegnante di sostegno. Il suo sguardo e le sue parole mi hanno fatto pensare che in tutte le teorie educative, le metodologie e gli approcci cercati dalla docente e di cui continuava a parlarmi, non c’era nessun rimando alla pratica, alla quotidianità, a come lei avrebbe potuto trascorrere le ore assegnate con M. In quella chiacchierata il consiglio emerso è stato quello di iniziare dall’ascolto, dall’osservazione delle reazioni di M., dagli sguardi, dalle espressioni, dai feedback. Perché iniziare da questo? Perché le risposte sono scritte lì, in M. e nella relazione tra lei e la sua insegnante». 

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