Chiaramonte Gulfi, restaurate le Quattro Cappelle, prestigiose edicole votive

Sono state restaurate le Quattro Cappelle, edicola votiva realizzata su quattro facciate, tra le più rappresentative di Chiaramonte Gulfi e dell’intero territorio ibleo.
Il restauro è stato reso possibile grazie ad una donazione della signora Francesca Brangiforti, vedova del colonnello Vito Andrea Iannizzotto, originario di Chiaramonte Gulfi e che fu comandante del Reparto Carabinieri per la tutela del Patrimonio Culturale Nazionale e che, in tale veste, ha recuperato numerosi reperti del patrimonio culturale e archeologico italiano. Si deve anche a lui il ritorno in Italia della cosiddetta “Dea di Morgantina” che era stata trafugata e venduta negli anni 70 ad Aidone e che è stata al centro di una complessa indagine giudiziaria e di una vicenda internazionale che ha condotto, nel 2011, al rientro in Italia.
Iannizzotto è morto nel dicembre 2021 ed è seppellito a Chiaramonte Gulfi.

UN RESTAURO IN MEMORIA DI VITO ANDREA IANNIZZOTTO


In sua memoria, la moglie ha voluto realizzare il restauro del tempietto che è stato inaugurato alla presenza del sindaco, Mario Cutello e di Francesco Aiello, sindaco di Vittoria, città dove il futuro colonnello Iannizzotto compì gli studi liceali. Lo storico Giuseppe Cultrera ha illustrato l’origine e le caratteristiche artistiche dell’opera.
Il tempietto a quattro facciate venne realizzato venne realizzato nel 1867 dall’artista Gaetano Distefano, autore di altre opere importanti fra cui alcuni ornamenti della facciata della chiesa di San Giovanni e il campanile di San Giuseppe a Chiaramonte Gulfi, il ciclo di affreschi della vita di San Biagio a Comiso, altre opere in altre città iblee e anche a Scicli.

COSA SONO LE QUATTRO CAPPELLE


Si deve a lui la realizzazione del tempietto e delle prime immagini votive dipinte su base in zinco e che oggi sono andate perdute e sostituite da quattro formelle in ceramica.
Le Quattro Cappelle – realizzate nel 1954 dal ceramista Nicoletti di Caltagirone, che ha apposto la sua firma – rappresentano i “quattro santi” di Chiaramonte Gulfi:
1) San Giovanni Battista;
2) San Giuseppe;
3) L’arrivo a Gulfi della statua della Madonna e del Salvatore
4) San Vito
Il tempietto costituisce una delle tappe più importanti sul percorso della processione della statua della Madonna di Gulfi, in quella che viene definita “a ‘ccianata”.
L’opera fu voluta da frate luigi Minacapelli dei Minori Riformati di Barrafranca. Un’opera precedente esisteva già nel 1713 quando il sacerdote padre Antonio Finocchio fece aggiungere all’immagine della Madonna di Gulfi anche altre facciate raffiguranti gli altri santi. Quella prima opera è andata perduta e 156 anni fa venne realizzata quella attuale, opera di Distefano.
Oggi, grazie al restauro, l’opera più bella è tornata al suo antico splendore.
(notizie storiche tratte da: Giuseppe Cultrera, IL SEGNO E IL RITO, cappelle ed edicole sacre nel paesaggio umano di Chiaramonte Gulfi, Utopia edizioni, 2007)

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