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ÁNEMOS: VENTO, SOFFIO, RESPIRO
04 Giu 2016 05:40
Con il Patrocinio del Comune di Catania e in collaborazione con il comitato di Centrocontemporaneo, mercoledì 1 giugno al Museo Emilio Greco di Catania è stata inaugurata la mostra fotografica di Vincenzo Milone, Ánemos, che resterà aperta al pubblico fino al 26 giugno (da lunedi a sabato 9.00-19.00; domenica e festivi 9.00-13.00).
Vincenzo Milone, con le sue opere, racconta allo spettatore il paradosso tra il soggetto colto in movimento e la staticità inevitabile del supporto che sembra annullarsi tra linee e lampi di luce.
Vento, soffio, respiro, sono i concetti racchiusi nel termine di origine greca Ánemos: quel ‘principio’ da cui, secondo gli antichi, nascono i pensieri, i sentimenti e la coscienza morale dell’uomo. Anima, parte invisibile ma allo stesso tempo essenziale della materia, che dona vita e immortalità ai corpi, alle cose, a tutto ciò che è fugace e perituro. Un ‘fluido’ che muove l’Universo, a cui nei secoli sono stati attributi varie funzioni e significati e su cui i popoli hanno dibattuto fin dagli albori della civiltà.
Nel corso dell’Ottocento gli sviluppi della fisiologia, della psicologia sperimentale e delle neuroscienze hanno cambiato i parametri di valutazione, dando al termine un significato laico, riferito alle attività della psiche e della mente, ma il ‘fascino’ esercitato da tale ‘nome’ e dai valori ad esso collegati sono tuttora strumento d’indagine, ricerca, scoperta anche nell’Arte. La fotografia, in particolare, si presta ad un’osservazione del mondo, che sembra oltrepassare la sfera del visibile e cogliere quegli aspetti che l’occhio umano non è in grado di focalizzare. Nel momento dello scatto, tutto apparentemente si ferma, si congela, ma lo spirito, l’energia, il calore, la forza, la passione, la dedizione rendono vibrante l’immagine, suggerendo l’esistenza di altro dopo l’apparenza.
Le figure statiche o in movimento, infatti, sono state sempre ritratte dall’uomo per soddisfare diverse necessità: da quelle propiziatorie, come nei graffiti preistorici, a quelle ‘narrative’ o personali dell’artista o della gente comune che vuole rappresentare il mondo che la circonda. Ma, costantemente, rimane sottesa quella volontà di consegnare all’eternità della memoria ciò che viene impresso su pietra, tela, pellicola.
Il ‘mosso’, quindi, che ritroviamo in Vincenzo Milone, è espressione dei progressi a cui è giunta la tecnica. Ogni opera è uno scrigno che contiene e custodisce istanti, azioni, rappresentati simultaneamente in maniera impressionistica ed espressionistica.
La mostra, ospitata all’interno della storica cornice del Museo Emilio Greco, è un percorso accattivante che, attraverso un processo di astrazione, riprende attori, ballerini, musicisti, performers, i cui gesti vengono sublimati e depurati dalla banalizzazione. La curatela scientifica è stata affidata allo storico dell’arte Aurelia Nicolosi, direttore della galleria kōart: unconventional place, che ha operato un’accurata cernita delle foto, realizzando insieme all’artista un allestimento originale dove il supporto fotografico non è più carta cotone su dibond ma su tela, così da avere la sensazione di stare davanti a dei dipinti prorompenti ed evocanti altre epoche.
Marzia Paladino
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