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ANCHE L’UGL IL 30 GIUGNO A PALERMO ALLA PRIMA MANIFESTAZIONE DI AMMINISTRATORI E LAVORATORI
26 Giu 2016 10:49
“Il futuro dei lavoratori degli enti in dissesto e pre-dissesto va garantito così come la continuità dei servizi comunali
Subito una soluzione concreta per garantire occupazione e continuità ai lavoratori delle ex province regionali. Non è più accettabile il rinvio, la questione va affrontata e risolta”.
A dirlo Giuseppe Messina, Responsabile regionale dell’Ugl Sicilia e Reggente dell’Utl di Palermo commentando la mobilitazione regionale dei precari degli enti locali dell’Isola.
Il 30 giugno, difatti, si svolgerà a Palermo la manifestazione a sostegno dei lavoratori precari degli enti locali e del personale delle ex Province alla quale ha aderito l’Ugl insieme ad altre organizzazioni sindacali.
Amministratori e lavoratori si concentreranno a Piazza Marina alle 9.30 e, intorno alle 10.30,
partirà il corteo che, con in testa i
gonfaloni dei comuni e i sindaci con le fasce tricolore, arriverà in piazza Indipendenza, sede del Governo regionale.
“Quella dei precari è una vergogna che si trascina da troppo tempo – dice Messina – e che ha finito col ledere la dignità migliaia di lavoratori impediti dal precariato a programmare il futuro familiare come ogni altro cittadino di un Paese democratico. C’è forte preoccupazione per ciò che sta accadendo non solo in Sicilia, ma
anche a livello nazionale -aggiunge il sindacalista – ed il risultato di questa situazione, che si trascina
da decenni, è che, come al solito,
senza indicazioni chiare e precise che invece dovrebbero arrivare sia dal
governo regionale che da quello nazionale, il caos regna sovrano”.
“La mobilitazione del 30 giugno – chiarisce Messina – mette il timbro sulle responsabilità di Stato e Regione per soluzioni condivise che non arrivano. Adesso servono fatti, basta con la politica del rinvio”.
“Alla manifestazione – spiegano Leoluca
Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario
generale dell’AnciSicilia – parteciperanno i precari dei comuni e il personale
a tempo indeterminato e determinato delle ex Province. Tutti insieme per
evitare che nei prossimi mesi si possa dare vita ad una ‘guerra tra poveri’.
In molti, a livello regionale e nazionale,
hanno fatto finta e, nella migliore delle ipotesi, continuano a far finta, di
non sapere che il fenomeno del precariato ha origini molto lontane nel tempo”.
“Nasce, infatti, molto prima della
legislazione nazionale – aggiungono gli esponenti dell’ Anci Sicilia – che negli ultimi anni ha imposto limiti sempre più
stringenti alla spesa per il personale.
Nasce da leggi regionali che hanno previsto contributi finanziari per i comuni e che hanno consentito che i contratti di lavoro venissero rinnovati di anno in anno. Ma è bene ricordare che tale meccanismo si è consolidato anche grazie a leggi nazionali che, anno dopo anno, hanno confermato le peculiarità del precariato siciliano legittimandone la sua stessa esistenza”.
“I lavoratori a tempo determinato dei comuni siciliani – continuano Orlando e Alvano – sono figli, quindi, di precise scelte regionali e nazionali e non si può oggi, dopo decenni in cui si è rafforzata un’aspettativa in questi lavoratori e su di essi si è al contempo strutturata l’organizzazione della macchina comunale e l’erogazione dei servizi ai cittadini, pensare che possano esistere soluzioni diverse da quell’unica soluzione che consenta un
complessivo percorso di stabilizzazione o in alternativa, in relazione agli
anni di servizio, un percorso di accompagnamento alla pensione.
Quello che è mancato negli ultimi anni è una interlocuzione credibile con il governo nazionale, quello che è mancato ancora di più nell’ultimo periodo, al netto di slogan e di proposte i cui contorni non sono stati mai definiti, è la capacità
di conciliare col processo di stabilizzazione, l’esigenza di efficienza degli enti locali.
Necessità ed esigenze che AnciSicilia, in accordo con tutte le rappresentanze dei
lavoratori, ha definito sin dal 16 luglio 2015 attraverso l’unico documento
unitario che contempla anche una disponibilità dei lavoratori a forme di
mobilità sul territorio provinciale e all’assegnazione, anche attraverso percorsi formativi, di mansioni differenti da quelle in atto svolte in
funzione delle effettive esigenze organizzative”.
“Il 30 giugno 2016, a distanza di quasi un anno da quella proposta unitaria –
concludono il presidente e il segretario generale dell’Associazione dei comuni
siciliani – scenderanno in piazza gli amministratori a fianco dei precari dei comuni e del personale delle ex province con la prima manifestazione unitaria che ha come obiettivo quello di chiudere la lunghissima fase caratterizzata dal ‘tirare a campare’ ed aprire una nuova stagione che consenta, attraverso una strategia complessiva per il sistema delle autonomie locali siciliane, di coniugare funzioni esercitate e risorse finanziarie con la gestione del personale. Per queste ragioni, oltre a chiedere nell’immediato la modifica dell’art.27 della Legge di Stabilità Regionale 2016 e del termine del 30 giugno per l’approvazione del piano triennale delle assunzioni, chiediamo l’avvio
di un percorso che, garantendo gli attuali livelli occupazionali degli enti
locali, possa dare garanzie a tutela dell’organizzazione dei comuni e
dell’erogazione dei servizi ai cittadini. Vogliamo che gli enti locali non
siano più ingolfati da inutili adempimenti ripetuti più volte in un anno e
finalizzati a stabilizzare solamente poche unità lavorative. Chiediamo, invece, che gli amministratori locali siano messi nelle condizioni di prevedere un
percorso che dia certezze a tutti i lavoratori attraverso: la storicizzazione
della spesa regionale e le necessarie modifiche alla normativa nazionale in
materia di spesa del personale. E’ necessario che il governo regionale partecipi ai tavoli con Anci e sindacati presentando proposte concrete in tempi
strettissimi che siano in grado di salvaguardare anche i lavoratori degli enti in dissesto e in pre-dissesto”.
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