È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
ABBIAMO VISTO CON I NOSTRI OCCHI QUEL CHE RESTA DI ORRORI SENZA PRECEDENTI
28 Gen 2013 16:50
A due anni di distanza dalla visita dei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau insieme ai ragazzi dell’Itis E. Majorana di Ragusa con il progetto del Treno della Memoria, lo sconcerto per quella che è stata una della pagine più barbare della storia moderna rimane invariato.
Ma lo sconcerto e l’orrore di quei fatti non basta di certo a cancellare i crimini compiuti ne tanto meno ad evitarne la manaccia in un futuro prossimo anche sotto sembianze diverse.
Il senso delle nostre considerazioni che emersero in quella gelida giornata del febbraio 2011 fu questo: « Oggi abbiamo visto con i nostri occhi quello che rimane di un orrore senza precedenti; questo non deve consolarci perché noi non siamo diversi da loro, perché non basta ricordare per non dimenticare. Un tale genocidio non deve illuderci che tragedie simili non possano ripetersi: il ventre di tali barbarie rimane fecondo».
Un milione e mezzo di morti è una cifra che non si riesce neppure ad immaginare e rischia di diventare anch’essa un dato, un pezzo di storia senza anima che ricorre ogni anno senza il peso del suo significato.
A cosa servono le celebrazioni istituzionali e tutte le manifestazioni di rito quando nell’attuale Palestina si sta consumando un genocidio simile a quello della Shoah sotto il gli occhi di tutti e nel più assordante silenzio delle grandi potenze?
A che serve avere una costituzione figlia dell’antifascismo se il nostro ex presidente del consiglio si può permettere indisturbato di dare ancora dei meriti a pugni di forza come Hitler e Mussolini?
Mi dissocio dunque ad ogni sterile commemorazione e faccio mia la storia prendendone insegnamento per il vivere quotidiano e per una lotta che mai puoi abbassare la guardia, neppure in quelle società che si definiscono civili, moderne e “paradossalmente” democratiche.
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