UNA NE PENSANO, CENTO NE SBAGLIANO

Parliamo di fatti recenti che attirano l’attenzione dell’opinione pubblica, a ben ragione, interessando due delle forze politiche che, insieme, rappresentano circa il 60% dell’elettorato, almeno secondo i risultati delle ultime elezioni, il Movimento 5 stelle e il Partito Democratico.

In molti casi vengono fuori comportamenti e linee di condotta che lasciano perplessi, se non addirittura sconcertati, non solo per le leggerezze dei protagonisti, ma più ancora perché viene fuori che non esiste una linea di partito, c’è una grande confusione all’interno e il grande travaglio interno dei partiti deve essere deve essere guardato sì con grande rispetto ma monitorato con grande preoccupazione.

Lo stato di sostanziale immobilismo di due delle più importanti formazioni politiche nasce dagli insanabili contrasti fra i vari esponenti che rischiano di prolungare nel tempo fratture politiche e tensioni sociali che risulteranno sempre più difficili da comporre.

L’ultima perla dei maggiorenti democratici è la riproposizione, ancorchè automatica, di un DDL che risale al febbraio dell’anno scorso, prima firmataria la Finocchiaro, seguita, nello spazio riservato agli autografi, dal capogruppo al Senato Zanda. Due figure del Pd senza dubbio datate, che, negli ultimi tempi, non hanno avuto grande considerazione da parte dei vertici, per cui viene da pensare che nelle mosse azzardate si possa intravedere una smania di protagonismo per cercare di tornare alla ribalta.

Ma quello che ne viene fuori sembra solo la voglia di farsi male e di fare male al partito: una proposta di riforma della legge elettorale, inventata ai tempi dello scandalo Lusi, con tutte le buone intenzioni, diventa un boomerang inesorabile. Nel tentativo, magari degno di considerazione, di fare dei partiti degli organi giuridicamente controllabili, viene fuori, al netto di cavilli e singole imposizioni, che i movimenti che non sono dotati di statuto non possono partecipare alle elezioni.

In pratica una norma anti Movimento 5 Stelle che, inaspettatamente, ha fatto uscire dall’ombra Grillo.

Da diverse settimane il comico genovese era afflitto dalle contestazioni dei suoi parlamentari per questioni di indennità e di diarie, di rimborsi e di scontrini, le piazze non si sono riempite come una volta, in Sicilia Venturino, dopo essersi accalappiata la carica di vice presidente dell’Assemblea Regionale è andato via dal movimento, la lancetta dei sondaggi non avanza come una volta, anzi perde pressione.

Una norma mirata ad eliminare l’avversario politico, non evidenziando le lacune politiche della loro proposta, ma impedendogli addirittura di partecipare per legge alle elezioni. Una proposta degna del Cile di Pinochet o di una qualsiasi sgangherata dittatura africana, talmente stramba da costringere anche Renzi a prendere le distanze.

Anche non condividendo i politici coinvolti, non si può negare che non sono degli sprovveduti, per cui c’è solo da pensare che lo stato confusionale notato negli ultimi tempi non era solo una patologia del povero Bersani ma interessasse un po’ tutto il gruppo dirigente.

Una linea politica senza senso, che lascia intravedere assoluta assenza di strategie. Un ingenuo tentativo di far fuori l’avversario con il risultato di elevarlo agli altari della scena politica.

Un po’ come nella nostra Sicilia, dove un partito diviso in fazioni anche nelle realtà più piccole, non fa tesoro dell’azione di governo a cui, in ogni caso, partecipa a pieno titolo e, attraverso una serie di faide interne, rafforza l’immagine di Crocetta, e del suo partito, il Megafono, che sono diventati punto di riferimento del centro sinistra, con un indice di prestigio politico che sale costantemente e si pone anche come possibile candidato alla segreteria politica nazionale del PD, per risolverne la crisi.

Azioni improvvide che rischiano di far saltare il quadro politico e la maggioranza delle larghe intese, con inevitabili negative ripercussioni sul partito.

Ma se i grillini, da una parte, sono bersaglio di così insulsi tentativi per eliminarli sdalla scena politica, dall’altra ci mettono del loro: con l’intenzione di forzare sulla ineleggibilità di Berlusconi rischiano di trascinare nel baratro anche il Pd, per una questione che, al netto di pervicaci estremismi, sembra convincere la maggioranza sull’inconsistenza del tentativo che vorrebbe, anche questo, eliminare l’avversario politico non con il confronto elettorale ma con le carte.

Ma i grillini non si fermano qui, e non c’entrano i dirigenti del movimento, quanto piuttosto gli iscritti e i simpatizzanti.

Non più tardi di un mese fa avevano elevato alla ‘santità’ la giornalista Milena Gabbanelli, ritenendola, addirittura degna della massima carica dello Stato. Condivisibile o meno la scelta, era ritenuta più adatta di Prodi o di Rodotà. Una scelta assoluta che non lasciava spazio ad alcuna riserva o inopportuna considerazione, rispettabile quanto mai, pura espressione di consenso popolare.

Segnale di maturità politica ? Tutt’altro

Forse solo smania giustizialista, perché fino a quando la Gabanelli alzava il velo sulle questioni più delicate e scabrose della prima e seconda repubblica, era da innalzare agli altari e farne inquilina del Quirinale.

Quando la stesa giornalista, nel corso della sua trasmissione, rivolge domande sui proventi del blog ufficiale a 5 stelle, su quanto guadagnano Grillo e Casaleggio con i clic degli utenti simpatizzanti e con la pubblicità, i grillini perdono la testa. Se poi si aggiunge che la giornalista esorta i 5 stelle a smettere di parlare di scontrini con tre milioni di disoccupati sul campo, allora è la fine.

Non più degna di abitare al Quirinale, al massimo sotto qualche ponte che scavalca il Tevere. Sullo stesso blog inquisito critiche roventi e attacchi spietati, offese irripetibili per la traditrice che sarebbe stata richiamata all’ordine da PD e PDL. Da parte di iscritti e simpatizzanti di altri partiti, l’accusa di schizofrenia politica è il minimo.

Ora è cominciato il balletto delle dichiarazioni, delle risposte, delle repliche, dei dati non veritieri.

Immaginatevi se la ‘santa decaduta’ fosse stata eletta Capo dello Stato e avesse azzardato di scoprire qualche altarino ‘riservato’. Per i grillini sembra tutto un gioco, eleggiamo qualcuno, se poi non risponde ai requisiti richiesti lo buttiamo fuori, ma dal Movimento, perché gli eletti ce li teniamo noi.

Meditate gente, meditate !

Principe di Chitinnon



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