UNA BIRRA PER NATALE

 

La tradizione italiana vorrebbe che per Natale e Capodanno si brindi con lo spumante, accompagnandolo con il panettone e vari dolci natalizi. Il buon senso vorrebbe che lo spumante sia quanto meno abboccato se non dolce. Infatti se l’abbinamento tra vino secco e cibo salato si basa sul contrasto, quello tra vino dolce e dessert si basa su un rapporto paritario. Tanto più strutturata sarà la portata dolce, tanto più strutturato e dolce dovrà essere il vino. Il panettone, che certo non è un dolce molto complesso né tantomeno particolarmente strutturato, si accompagnerà benissimo con un Asti Spumante o, se si desidera qualcosa di leggermente più dolce e più complesso, un Moscato d’Asti.

Il problema è che questi vini dolci non riscontrano un grande successo tra i consumatori estranei alle zone di produzione. A esclusione di qualche etichetta di grande diffusione e in genere di qualità decisamente mediocre, non è molto comune reperire bottiglie di spumante dolce. Ciò è dovuto in parte al fatto che per alcuni non è concepibile spendere più di cinque Euro per un vino del genere. L’idea ormai ancorata all’immagine di un vino di scarsa qualità ha compromesso notevolmente una produzione seria e accurata dei vini dolci spumanti.

Se è difficile reperire uno spumante dolce di buon livello, lo stesso non si può dire delle birre. Oggigiorno la grande diffusione di questa bevanda ha permesso agli italiani di scoprire il variegato mondo delle birre, una volta ridotto al semplice concetto di birra bionda, rossa e scura.

Tra le varie tipologie di birra vi è un prodotto creato per essere consumato durante le feste natalizie. Nata nel nord Europa, in origine aveva due scopi. Il primo e antecedente era di ambito logistico. Non vi era in passato infatti la possibilità di stoccare le materie prime dell’anno precedente, quindi si producevano delle birre miscelando tutti gli ingredienti rimasti. Ne venivano fuori birre particolarmente corpose, alcoliche, con un notevole residuo zuccherino e, in genere, di colore scuro. Il secondo e successivo scopo era quello di proporre delle birre indicate a essere consumate durante i mesi invernali.

Queste birre invernali venivano prodotte ad ottobre e inizialmente il loro nome era proprio birre d’ottobre. Il periodo di maturazione richiesto, però, ha fatto sì che l’epoca ideale per il loro consumo si aggirasse tra dicembre e gennaio. Da lì a poco presero quindi la denominazione di birre di Natale.

Inizialmente la loro produzione era decisamente limitata e comunque non costante di anno in anno. Soltanto nel Novecento si imporrà una produzione costante, aiutata inoltre dalle nuove scoperte in ambito tecnologico, che hanno permesso la loro produzione durante tutto l’anno. Alcune di queste birre, infatti, ebbero un tale successo che si decise di renderle sempre disponibili. Un celebre esempio è la Chimay Tappo Blu, che in origine era semplicemente la birra di Natale dell’Abbazia di Scourmont a Chimay, ma che ottenne un tale successo da renderla il prodotto di punta dell’Abbazia.

La birre di Natale hanno alcune caratteristiche comuni, come la grande potenza alcolica, la ricchezza di aroma e il notevole residuo zuccherino. Il colore, invece, non è più una costante. Un tempo era comune il colore mogano, oggigiorno invece tocca tutte le varietà di colore conosciute della birra.

La tendenza dolce di queste birre rende l’abbinamento più complesso di quanto si possa credere. Innanzitutto è bene notare che nonostante il residuo zuccherino molto elevato, si possono distinguere due categorie di birre di Natale. Nella prima metteremo le birre spiccatamente dolci destinate ai dolci con una certa struttura, ai formaggi erborinati e ai sigari da tabacco fermentato; le seconda invece comprenderà le birre in cui la dolcezza è addomesticata da una maggiore presenza di luppolo e di biossido di carbonio. Con queste si potranno abbinare dolci meno strutturati, come il panettone, formaggi stagionati, frutta secca e sigari da tabacco preferibilmente non fermentato.

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