UN PRIMATO CHE NON VALE POI TANTO

Su vari giornali è stata riportata la notizia che l’Italia ha superato la Francia in quantitativi di produzione di vino. Tenendo conto del fatto che la Francia era il maggior produttore al mondo, vuol dire che ora è l’Italia a vantare questo primato. Molti sono stati gli articoli dedicati a questa notizia e forse le è stata prestata troppa attenzione.
Senza dilungarsi sull’argomento, bisogna tenere presente come primo punto che essere il maggiore produttore di vini, non significa esserne il principale produttore. In fondo il distacco in quantitativo tra la Francia e l’Italia non è poi così grande.
Il secondo punto da considerare è che in passato l’Italia già possedeva questo primato, ma dopo, con una politica produttiva che mirava alla qualità piuttosto che alla quantità, si è ridotta notevolmente la produzione. In Francia si sta verificando questo fenomeno anche nelle zone famose per i grandissimi quantitativi di produzione di vino e non certo per la qualità. La Provenza e la Languedoc-Rousillon, prime fra tutte, sono zone francesi in cui si producono innumerevoli quantitativi di vino, ma dove è molto difficile trovare vini di qualità. Questi vini, infatti, sono per lo più destinati al mercato interno e raramente escono dal paese. Il rapporto più stretto che questi vini hanno con l’estero è quando un turista finisce in uno dei vari ristoranti della Costa Azzurra e ordina una bottiglia di vino o il vino della casa: quasi sempre viene dalla Provenza e dalla Languedoc-Rousillon. Ora però, anche in queste zone, alcuni produttori stanno lavorando seriamente e stanno nascendo vini molto interessanti.
La strada però è ancora lunga per queste regioni francesi e il sorpasso italiano non si deve solo alla minor produzione di queste due zone. Una parte si deve alla notevole quantità di uve prodotte dalla Sicilia, che, recuperatasi dalla peronospora che aveva colpito fortemente parte del vigneto, ha rialzato notevolmente l’indice della produzione nazionale. Ora il vino siciliano avrà fatto indubbiamente notevoli progressi negli ultimi vent’anni, ma, nonostante tutto, sarebbe veramente ingenuo credere che il progresso qualitativo abbia coinvolto tutti i produttori dell’isola.
Concludiamo con un ultimo, ma importante concetto. Cito testualmente da un articolo uscito su più testate: «Primato italiano sui cugini francesi anche per quanto riguarda i marchi doc: in Italia – segnala l’organizzazione agricola – può contare su 504 vini tra denominazione di origine controllata (Doc), controllata e garantita (Docg) e a indicazione geografica tipica (330 vini Doc, 56 Docg e 118 Igt)». Tenendo conto che una DOC in Italia non si nega praticamente a nessuno e il più delle volte è dovuta a meccanismi di consenso politico, piuttosto che a vera vocazione territoriale, si può facilmente intuire quale valore  possa avere la semplice scritta Doc su una bottiglia. Oggi sono così sdoganate le Doc, che molti vini hanno puntato a ottenere la Docg per distinguersi dal marasma delle Doc. Sforzi vani, poiché adesso anche le Docg stanno aumentando smisuratamente e ingiustificatamente.
Per capire questo fenomeno basta scorrere le innumerevoli Doc siciliane e di altre regioni italiane, che in pratica non hanno un mercato fuori dalla loro zona di produzione o peggio che spesso non si producono neppure.

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