Omicidio per un debito nel Ragusano, 4 condanne in Appello. Ecco i dettagli sull’omicidio di “Turi Mazinga” a Santa Croce Camerina

La Terza sezione della Corte d’Assise d’Appello ha ridotto la pena a due dei condannati per l’omicidio di Salvatore Nicosia, autoricambista conosciuto da tutti come “Turi Mazinga”, ucciso a Santa Croce Camerina, a colpi di fucile, il 12 settembre del 2016. Omicidio aggravato, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da sparo. La Corte ha ridotto la pena per Giacomo Iannello messinese, ma residente a Vittoria, che il pm in primo grado aveva indicato come organizzatore dell’omicidio premeditato di Nicosia: da trent’anni di carcere, la pena e’ stata riformata in 16 anni e 8 mesi.

Un leggero aggiustamento per Giuseppe Scionti, condannato in primo grado a 16 anni, pena ridotta a 14 anni e 8 mesi. Restano confermate le pene inflitte in primo grado dal Gup Andrea Reale per il padre di Giacomo, Carmelo Iannello, 74enne, (difesi dagli avvocati Giovanni Mangione e Salvatore Centorbi), 16 anni di reclusione, e per Yvan Cacciolla, diciottenne all’epoca del delitto, 10 anni di reclusione. Cacciolla e Scionti erano difesi dall’avvocato Cesare Santonocito.

Il delitto sarebbe maturato perche’ Nicosia pretendeva il pagamento di un debito da Giacomo Iannello e per questo avrebbe minacciato la sua famiglia tanto da spingere Iannello ad assumere una guardia giurata per vigilare sui suoi cari. Giacomo Iannello, secondo quanto ricostruito nella requisitoria, avrebbe cercato per un anno intero qualcuno per porre fine alla questione, anche uccidendo il Nicosia.

Non essendoci riuscito ha deciso di agire direttamente. Il padre Carmelo e Scionti avrebbero commesso il delitto mentre Giacomo Iannello li avrebbe attesi per la fuga. Cacciolla per il pm era a conoscenza della spedizione di morte che si sarebbe concretizzata il 12 settembre del 2016. Le motivazioni della sentenza di Appello verranno rese note entro 30 giorni. Attende approfondimenti l’iniziativa dello stesso Giacomo Iannello che ha consegnato alla Corte un ‘memorandum’ nel quale, a sostegno della tesi della pericolosita’ di Nicosia e del fatto che l’autoricambista avrebbe potuto ucciderlo, c’e’ la rivelazione che sarebbe stata proprio la vittima a commettere due dei delitti irrisolti del Vittoriese: quelli legati alle morti di Ivano Inglese (2012) e di Alessio Amodei (2001); entrambi sarebbero stati uccisi con un arma calibro 7,65.

‘Cold case’ archiviati. Secondo il racconto di Iannello sarebbe stato lo stesso Nicosia ad avergli detto di averli uccisi lui, e il padre di Nicosia sarebbe a conoscenza di altri episodi violenti che avrebbero avuto il figlio come protagonista. La famiglia di Nicosia ha preannunciato querela per calunnia attraverso l’avvocato Daniele Drago che rappresenta le parti civili assieme all’avvocato Giuseppe Longobardo.

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