Svelato il mistero della morte del postino vittoriese Ivano Inglese

Svolta nel mistero che avvolge la morte del giovane postino vittoriese, incensurato, Ivano Inglese, assassinato a Vittoria il 24 settembre del 2012. Il corpo senza vita del ragazzo fu ritrovato in Contrada Pozzo Bollente, lungo la SS 115 Vittoria-Gela.

Il giovane era stato assassinato con sette colpi d’arma da fuoco, una pistola calibro 7,65. Il suo assassino non si fermò nemmeno davanti al tentativo di fuga di Ivano ma lo inseguì e raggiunse più volte, continuando a sparare.

Giacomo Iannello, cinquantenne messinese, ma residente per anni a Vittoria (dove ha lavorato nel settore dell’ortofrutta, ha reso una dichiarazione spontanea di sei pagine scritte a mano. L’uomo in questione è già condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Salvatore Nicosia. Nicosia, anche lui vittoriese (noto come Turi Mazinga) fu assassinato da Iannello nel settembre del 2016 mentre si trovava nella sua rivendita di pezzi di ricambio per auto, sulla Vittoria-Santa Croce.

Secondo Iannello sarebbe stato proprio Nicosia ad assassinare Ivano Inglese che si sarebbe comportato male nei confronti del suo assassino. Lo stesso Nicosia, sempre secondo Iannello, avrebbe anche ucciso Alessio Amodei, anche lui vittoriese. Nella sua dichiarazione spontanea, Iannello ha descritto “Turi Mazinga” come un violento che avrebbe esercitato pressioni immani su quanti “lo incrociavano nel suo percorso” e sarebbe stato proprio il Nicosia a raccontargli tutto. Iannello stesso, poi, sarebbe diventato vittima di “Mazinga” perché avrebbe rifiutato tutte le offerte e, per questo motivo, Nicosia avrebbe fatto picchiare il figlio di Iannello, Biagio.

Il processo di appello di oggi nei confronti di Giacomo Iannello, difeso dall’avvocato Giovanni Mangione del Foro di Ragusa, e dall’avvocato Salvatore Centorbi del Foro di Messina, si è concluso con la riduzione della pena nei confronti di Giacomo Iannello da 30 anni a 16 anni e 8 mesi. Il Tribunale ha infatti accolto quanto sostenuto nella sua arringa dall’avvocato Mangione che ha fatto sì che Iannello, che in prima istanza era stato accusato di essere stato l’esecutore materiale del delitto Nicosia, l’ideatore ed il mandante (nonostante il padre di Iannello, il 74 Carmelo Iannello si fosse sin da subito autoaccusato) potesse ottenere una riduzione della pena. In sostanza, gli sono state riconosciute le attenuanti generiche e l’applicazione della recidiva.

Intanto, in attesa delle motivazioni della sentenza, che saranno rese pubbliche tra 30 giorni, la moglie di Nicosia (attraverso il suo avvocato di fiducia, Daniele Drago del foro di Ragusa) preannuncia querela nei confronti di Ianello perché a dire della donna avrebbe calunniato il marito e la sua memoria.

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