MARIANNA VITALE E LA RINASCITA DEL CARMELO DI RAGUSA.

Sta scritto nel Vangelo di Matteo 11, 25-26 “Ti benedico , o Padre, Signore del cielo e della terra perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli.”  Infatti i sapienti, i potenti: regnanti, generali e ministri si erano incaricati,dopo l’unità d’Italia, di cancellare secoli di presenza carmelitana nella nostra terra e anime semplici, sacerdoti appartenenti alle classi sociali più modeste, donne illetterate,  genuina espressione della vera anima cristiana del nostro popolo, con ostinazione,  vollero far rinascere il Carmelo Teresiano, ponendo anche le basi per il ritorno dei Padri Carmelitani non solo a Ragusa ma in tutta la Sicilia.

Scrive Carmelo Mezzasalma:

”A Ragusa moltissime vocazioni, maschili e femminili, sono state il frutto silenzioso di ….. famiglie unite, oltre che da vincoli effettivi, da una religiosità profonda, anche se quasi istintiva, che aveva radici molto lontane  e perfino nel carattere della gente …..gente dedita al lavoro della campagna o all’artigianato, ma che trovava nella pratica  della fede cristiana il suo “humus” più naturale e spontaneo…e nella compagnia di Cristo, il senso del proprio essere e del proprio sperare  a contatto con un’esistenza difficile e precaria..”( E prosegue :”…nessuna legge umana aveva il potere di staccare il popolo ragusano dalle sue radici cristiane o “mariane”. Partiti o dispersi i frati carmelitani,la devozione alla Beata Vergine del Carmelo era rimasta più intatta che mai ..E Maria non delude mai il suo popolo.”(C. Mezzasalma Sulla via dell’Eucaristia. Vita e ministero di Don Giorgio La Perla)

La rinascita del Carmelo a Ragusa porta chiaramente i segni di una felice coincidenza di presenze  umane eccezionali in un particolare periodo della storia della nostra città, coincidenza che per il credente trova la sua spiegazione non nella casualità ma nei disegni della Divina Provvidenza.

Marianna Vitale, figlia di un muratore, all’età di otto anni aveva sentito una voce interiore che le diceva: “Ti voglio per mia sposa. Tu sarai fondatrice di una Carmelo Teresiano” Solo anni dopo potè conoscere la figura di Teresa d’Avila e si entusiasmò al punto di riuscire, nei primi del Novecento, a coinvolgere nel suo progetto di creare una comunità dedita alla vita contemplativa altre cinque giovani donne. La prima sede fu la così detta Badiula,  una costruzione sita nei pressi della chiesa di S. Giorgio a Ibla.

La Vitale destinò l’eredità avuta alla morte del padre all’acquisto di un terreno per costruirvi il monastero.  Nel frattempo la piccola comunità fu ospitata da Suor Maria Schininà nei locali dell’Istituto S. Cuore da lei fondato nel 1889. 

L’arcivescovo di Siracusa, Mons. Bignami affidò la comunità di Marianna Vitale al Canonico Bonaventura Melfi che pose il 5 Febbraio 1907 la prima pietra del monastero in Corso Vittorio Emanuele, oggi corso Italia (all’angolo con la Via Mariannina Schininà)

 Il 5 Ottobre 1908 il monastero, anche se incompleto, accolse le suore, che nel frattempo erano diventate nove. Il Canonico Melfi individuò in Padre Giorgio La Perla, sacerdote innamorato della spiritualità carmelitana, la persona adatta per trasformare, attraverso la confessione e la direzione spirituale , questo gruppo spontaneo in un vero Carmelo Teresiano.

Giorgio Flaccavento  ce lo descrive  così:

“..cela sotto un’apparente e  vistosa timidezza un carattere forte e determinato e, sotto la fragilità di un fisico cagionevole,  una tempra non comune che gli permetterà  di sostenere la “sua pessima salute di ferro”  ,sino a ottant’anni”

Quest’uomo,  sfidando l’incomprensione e persino l’irrisione di alcuni fratelli nel sacerdozio, si dedicò con tutte le sue energie a questa comunità, occupandosi dell’istruzione delle suore, insegnando loro a leggere il Latino del breviario (alcune a stento leggevano l’Italiano!), indirizzandole all’osservanza della Regola e degli Statuti dell’Ordine, adoperandosi perché i Superiori Carmelitani mandassero a Ragusa delle monache preparate ad affrontare il ruolo di priora e di maestra delle novizie, e vi riuscì, grazie all’appoggio del vescovo di Siracusa Mons, Bignami e del Vescovo di Caltanisetta, Mons. Intreccialagli, Carmelitano, ma dovette attendere tre anni per vedere giungere a Ragusa, il 15 giugno 1911, Madre Maria Immacolata di San Giuseppe e Suor Maria Letizia del Sacro Cuore di Gesù, provenienti da Napoli.

Il 13 Settembre 1911 il Padre Gregorio di S. Giuseppe, Vicario Generale dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi e Padre Serafino Del Sacro Cuore di Gesù, Definitore Generale, dopo aver visitato il Monastero procedettero alla redazione dell’Atto di Fondazione.

Il 14 Settembre, festa dell’esaltazione della Santa Croce, ebbe luogo la funzione della Vestizione, nella chiesa del Monastero.

Secondo la regola, le dieci aspiranti carmelitane entrarono nella chiesa vestite con l’abito da sposa che sarebbe stato  sostituito nel corso della Cerimonia con il santo abito .

Giunse anche il telegramma con cui si trasmetteva la benedizione del Santo Padre, Pio X.

Madre Maria Immacolata di San Giuseppe venne ufficialmente nominata Superiora e Maestra delle Novizie dal Vicario Generale.

Ma è proprio il ruolo di custode dello spirito e della lettera della Regola che Madre Maria Immacolata riveste a provocare l’emarginazione dalla Comunità  della persona che risolutamente aveva voluto la fondazione del Carmelo Teresiano a Ragusa, Marianna Vitale, investendovi tutte le sue energie e anche le sue risorse economiche.

I superiori carmelitani le negano la possibilità, senza farle completare il periodo di noviziato, di professarsi Carmelitana Scalza, “ per la sua deficienza   a poter assumere e disimpegnare gli obblighi morali ed anche esteriori dell’osservanza regolare” sono parole di Madre Maria Immacolata e resta nel “suo” convento come terziaria semplice, esclusa dalla vita comunitaria.

 “ Si era addirittura pensato di mandarla via dalla comunità, restituendole i soldi che aveva investito nella costruzione dl monastero, ma ragioni di opportunità sociale fecero desistere le madri da questo iniziale proposito” (Tullia Giardina “La ricchezza del patire” su  “Un giardino nella città di Dio”)

Quella che Marianna Vitale considerava una” sua” creatura le sfuggiva di mano.

Una spiegazione per  tutto ciò può essere, come sostiene Tullia Giardina,  l’inesperienza di Madre Maria Immacolata. Era, infatti,  la prima volta che rivestiva il ruolo di Priora. Un altro motivo  può essere stato l’intolleranza fisica  di Marianna Vitale per la lana con la quale erano confezionate le tonache e per la corda delle scarpe. Ma avanzerei un’ulteriore spiegazione : Madre M. Immacolata era figlia di un marchese e di una baronessa e aveva ricevuto un’istruzione di  altissimo livello, conosceva il francese, il tedesco e il latino. Marianna Vitale era figlia di un muratore, analfabeta sino all’età adulta, imparò a leggere e scrivere grazie ad una sua nipotina e conosceva solo il dialetto ragusano. In dialetto infatti sono redatte le sue Note Intime, scritte per obbedienza al Padre Federico, Carmelitano Scalzo.

 Le due donne non avevano niente in comune, nemmeno una lingua per dialogare!

Purtroppo,nemmeno Padre Giorgio La Perla riuscì a comprendere appieno Marianna Vitale e, sia pure in buona fede, contribuì ad acuire il suo disagio perché “non approvava i fatti alquanto straordinari della sua vita spirituale”, e alla Vitale non fu concesso di avvalersi di un altro confessore, sebbene la regola lo consentisse.

Un altro grave motivo di sofferenza per  Marianna Vitale fu il trasferimento della Comunità dal Monastero  di Corso Vittorio Emanuele nel nuovo  monastero di Via Marsala, fortemente voluto dalla Priora, Madre Candida dell’Eucarestia e da Padre la Perla, e realizzato con grandi sacrifici, per garantire alle monache un ambiente più adatto alla vita contemplativa

Marianna Vitale scrisse nelle sue Note Intime: “E finalmente, mio Monastero ti lascio! Addio per sempre! Non ti vedrò più mio paradiso terrestre, addio! Addio mia diletta Gerusalemme, addio!..”

Passeranno 18 anni dalla rifondazione del Carmelo di Ragusa perché, grazie a Madre Candida dell’Eucarestia, Marianna Vitale potrà professarsi come semplice suora conversa.

Morirà a 86 anni il 3 Settembre 1951.

 

 

 

 

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