L’insegnamento di Francesco: ognuno di noi può fare meglio di un Papa

Non essendo un vaticanista, nella settimana in cui quasi tutti lo sono diventati, l’immagine che mi ha colpito di più – tra le migliaia diffuse da lunedì scorso – ritrae Papa Francesco baciare la mano di un senza tetto.
Succede il 17 dicembre 2022. Bergoglio riceve nella Sala del Concistoro alcuni gruppi di persone in occasione del suo 86.mo compleanno. All’incontro è presente Gian Piero, un ex cuoco diventato clochard, che a Viareggio ha soggiornato per tanti anni sotto i portici di piazza Vani e che tutti conoscono con il soprannome di Wue. A Gian Piero-Wue il Pontefice assegna il premio intitolato a Madre Teresa di Calcutta “per aver dato amore ai poveri come lui, con le monetine che nessuno vuole, che raccoglie e poi trasforma in generi alimentari che dona a chi ha meno di lui. Un povero tra i poveri.”

Prima della cerimonia i volontari che accompagnano Wue gli raccomandano il cerimoniale: “Quando ti troverai di fronte al Papa, accenna un inchino.” Ma il Pontefice lo precede: si avvicina, prende la sua mano destra e gliela bacia, omaggiandolo pubblicamente. Da una parte il successore di San Pietro, dall’altra il barbone che mette da parte monetine d 1 e 2 centesimi, acquista alimentari e li distribuisce agli altri poveri.
Il Vangelo insegna che dietro ogni povero c’è Cristo, un messaggio che per tanto tempo la Chiesa di Roma ha tralasciato e che Francesco ha ripreso più volte, attirandosi una benevolenza e un’ammirazione che il popolo cristiano non conosceva dai tempi di Giovanni XXIII.

La storia di Wue afferma semplicemente che ogni persona di buona volontà può essere un esempio virtuoso.
Giovedì scorso, sulla prima pagina del Corriere della Sera, Massimo Gramellini ha ripreso la vicenda della recente aggressione di due giovani visibilmente alticci a un dottore della Guardia medica di piazza Igea a Ragusa, perché uno dei due pretendeva di farsi suturare una ferita da taglio, intervento non consentito in ambulatorio. Il medico aveva consigliato di recarsi al pronto soccorso e per tutta risposta i due hanno dapprima devastato la postazione, poi un pugno sferrato dal ferito ha fratturato la mandibola al medico. Poco dopo, il giovane è stato colto da crisi epilettica ed è toccato all’aggredito dolorante prestare la prime cure al proprio aggressore. Sembra un passo del Vangelo di Matteo, quello in cui Gesù dice ai discepoli: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano.”

Anche le città iblee sono piene di racconti silenziosi di persone per bene, credenti o no. Chi assiste un anziano, chi aiuta economicamente un vicino o un amico in difficoltà, chi si prodiga in qualche modo per il prossimo ha tutta la nostra stima e, ne siamo certi, ora anche di Francesco. Non serve certo essere un Papa per fare il bene puro e disinteressato.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it