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LEGAMBIENTE RIBADISCE IL SUO NO ALLA RIAPERTURA DEL POZZO TRESAURO 2
28 Giu 2011 07:48
Riguardo alla vicenda del pozzo Tresauro 2 e l’inquinamento della fonte Mirio Paradiso, il Comune di Ragusa, dopo aver messo sotto accusa il pozzo ed il suo liquido di raffreddamento (nell’area di ricarica di una preziosa sorgente) ha bloccato il pozzo per qualche giorno per poi riaprirlo a seguito di documentazioni prodotte dalla ditta. Nessuna richiesta di danni, nessuna voce grossa, nessun intervento radicale, nessuna richiesta alla Regione di revoca delle concessioni.
Legambiente non ci sta e chiede spiegazioni su cosa realmente sia successo, quali dirimenti documenti la ditta abbia mai prodotto. Secondo l’ordinanza n. 799 la ditta, pare avrebbe dichiarato, con relazioni di parte, che le perforazioni sono eseguite in conformità a quanto autorizzato dalla Regione e che il pozzo è completamente rivestito ed isolato. Questo non corrisponde a quanto dichiarato alla stampa dal consulente del Sindaco G. Salerno (cioè che la ditta ha sostenuto di non essere stata lei a causare l’inquinamento). Ci si chiede: cosa ci si aspettava? Che la ditta ammettesse le proprie responsabilità? Oppure dichiarasse che i lavori non sono conformi? Come mai ci si fida così ciecamente? Sono state chieste verifiche della documentazione prodotta dalla ditta a tecnici terzi, non di parte come in qualunque processo? Come mai non si rende immediatamente pubblica e facilmente accessibile tutta la documentazione relativa a questa vicenda (eppure le direttive comunitarie e la legislazione italiana richiedono la massima trasparenza e partecipazione della cittadinanza nella gestione della risorsa idrica)? Come mai il Comune sta tenendo sulla vicenda un profilo così basso: forse che c’è qualcosa che non si può o non si vuole rendere pubblico?
La soluzione definitiva non può che essere una sola: chiudere definitivamente il pozzo, chiudere definitivamente la vicenda delle trivellazioni petrolifere in provincia di Ragusa ed avviarsi verso una gestione sostenibile, trasparente e partecipata della risorsa idrica: Legambiente chiede una risposta all’amministrazione.
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