Il Papa incontrerà i familiari di Alessio e Simome D’Antonio, i cuginetti di Vittoria

Uniti nella vita. Uniti nella morte. La loro storia ha commosso l’Italia intera e adesso anche il Santo Padre ha deciso di incontrare i genitori. In un articolo a firma di Andrea Cassisi apparso su “L’avvenire”, vengono intervistati i genitori dei piccoli Simone e Alessio D’Antonio, i cuginetti di Vittoria falciati dal suv impazzito di Saro Greco l’11 luglio scorso, tingendo di sangue vicolo IV aprile.

Saro Greco li ha centrati in pieno, Alessio e Simone, 11 e 12 anni, avevano la testa china sul cellulare in mano, seduti vicini sull’uscio della casa della dirimpettaia.

Oggi, la proprietaria di quell’appartamento al piano terra di via IV aprile, è andata via. «Ha sistemato l’ingresso, la facciata, sostituito il portone ed ha piazzato un “Vendesi” sulla finestra.

In questo budello di Vittoria, un fitto reticolato di case tagliate da via Cavour, il corso principale, il tempo si è fermato.

«La casa dove vivevamo con Alessio è chiusa. Non ci abbiamo più messo piede », dicono i genitori Lucy e Alessandro. Lui ha assistito impotente a tutta la scena. Era seduto al balcone mentre teneva d’occhio la piccola di due anni, Azzurra. Tre portoni più avanti vivono i cognati Valentina e Tony. «Così è cambiata la nostra vita, la nostra casa».

Uniti nella vita, uniti nella morte. Perché Simone ed Alessio erano una cosa sola. «Hanno frequentato il nido assieme, poi la materna, la primaria e fra qualche giorno avrebbero iniziato la scuola media», ripete Lucy. «Il corredo scolastico era pronto. Tutti i suoi libri li ho regalati a chi non avrebbe potuto acquistarli. Quello di religione però l’ho riservato a Manuel, il suo migliore amico», racconta mamma Valentina. «Fu il primo che comprammo». Mentre lo poggia sul pc («nuovo, non ha fatto in tempo ad usarlo, glielo avevano regalato per la Prima Comunione») afferra un gigantesco peluche di Topolino, accarezza le coperte, ci mostra le foto: «Voleva andare da Papa Francesco. Andremo noi al suo posto. Ci hanno contattato annunciandoci che il Santo Padre vuole incontrarci», le fa eco la cognata.

«Vogliamo giustizia – sibilano di rabbia e tristezza –. Gli altri che erano in macchina con l’uomo che era alla guida sono scappati e ora sono liberi, li incontriamo pure per strada. Anche loro sono complici con chi guidava l’auto che ha ucciso i nostri figli». Lunedì i fratelli Tony e Alessandro rientreranno a lavoro: «Dobbiamo riprendere in mano la nostra azienda, ma – ripetono – non sarà facile».

«Questo nostro dolore non deve essere dimenticato e lo Stato deve assicurarci giustizia», si guardano negli occhi facendo quadrato nel salotto della casa dei genitori di Simone. «Chi ha ucciso i nostri figli non avrà il nostro perdono, mai». In ricordo di Alessio e Simone sarà inaugurato, il prossimo 2 ottobre, “Il giardino della memoria” nella scuola Portella della Ginestra.

All’ombra di un ulivo i loro nomi saranno incisi, ancora una volta l’uno accanto all’altro, insieme.

Fonte: Andrea Cassisi, L’Avvenire

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