IERI MATTINA IL PELLEGRINAGGIO AL CIMITERO DI RAGUSA IBLA

Un altro momento che rinnova la tradizione. Per fare condividere anche ai defunti il solenne momento dei festeggiamenti dedicati al glorioso patrono di Ragusa, San Giorgio. E’ stato questo il senso del pellegrinaggio dei fedeli tenutosi ieri mattina al cimitero di Ibla. Coinvolti numerosi rappresentanti della comunità parrocchiale che hanno animato, nella prima parte, la recita del Rosario e, subito dopo, hanno assistito alla funzione religiosa officiata dal parroco del Duomo, don Pietro Floridia. E’ stato proprio quest’ultimo a sottolineare come il pellegrinaggio al cimitero rappresenti un appuntamento carico di significato religioso e che, per questo motivo, lo stesso, già da qualche anno, si trova inserito nel calendario degli appuntamenti antecedenti la celebrazione della festa del santo cavaliere. Oggi, intanto, in piazza Duomo, alle 17,30, si terrà la festa di chiusura dell’anno catechistico. Alle 19, poi, la celebrazione della santa messa. Domani, mercoledì 22 maggio, dopo la santa messa delle 19, è in programma, a partire dalle 21,30, un incontro di preghiera carismatica. “Come San Giorgio – precisa il parroco, don Floridia – il cristiano è chiamato a combattere indossando le armi della luce. La verità sarà la cintura dei suoi fianchi; la giustizia, la sua corazza; lo zelo per annunciare il vangelo, la sua calzatura ai piedi; la fede, il suo scudo; la salvezza, il suo elmo e la Parola di Dio, la sua spada spirituale”.

 

Come nacque il Duomo di San Giorgio? Dopo il terremoto del 1693, che distrusse il monumento precedente che comunque sorgeva in un’altra sede, divenne impellente l’esigenza di edificare un “Magnifico Tempio”. E così il progetto della nuova chiesa venne affidato all’architetto Rosario Gagliardi di Noto, che risente del barocco “naturale” del Bernini, di quello “spirituale” del Borromini e dei dettami di Matteo Carnelivari, raggiungendo risultati architettonici straordinari. La prima pietra fu posata il 15 ottobre 1739 e, come confermano le notizie storiche contenute nel libello “San Giorgio martire” curato da Nino Cirnigliaro, il 30 aprile 1766 la chiesa venne aperta al culto, pur non essendo completa. Bisognava ancora del secondo e terzo ordine della facciata, della parte absidale e delle decorazioni interne. Il tempio sarà ultimato il 5 ottobre del 1775. I lavori interni ripresero nel 1776, scavando la zona rocciosa per realizzare il così detto “Cappellone”, ossia l’abside comprendente l’altare maggiore. I maestri scalpellini Giambattista Muccio, Giorgio Nobile, Carmelo Ventura, Giuseppe e Filipponeri Spata realizzarono la decorazione interna, che sarà ultimata nel 1781. Le navate laterali contengono otto altari con otto quadri. Nella nicchia sopra la porta del lato destro la statua di San Giorgio a cavallo, opera del Bagnasco di Palermo datata 1878. La statua equestre in legno di tiglio è stata affidata, nel giugno del 1998, per il restauro al maestro Franco Carfì che si trovò “dinnanzi un’opera ricca di un complesso meccanismo e di intrecciati equilibri statico-dinamici”. C’è un pilone centrale, il blocco del drago fissato alla massa lignea con chiodi mediante la tecnica a fuoco. Con un sistema di “incastro a tegola” sono uniti i vari elementi del gruppo, cavaliere, drago e cavallo, strutturato in tre sezioni. Il restauro, difficile ma attento, ha ridato splendore all’intero gruppo.

 

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