Egregio Direttore,
desidererei sottoporLe una questione che, sicuramente, questo giornale ha già affrontato., quella riguardante gli antiestetici (per la quasi totalità) impianti per le affisiioni dei cosiddetti poster o 6×3. Al riguardo penso che non ci spazio per protestare, almeno per gli impianti senza autorizzazione e non in regola con le norme vigenti, che attengono, soprattutto alla sicurezza della circolazione stradale. Questo aspetto è mitigato, in parte dall’assurda strategia di molti affissionisti che lasciano le loro immagini oltre il normale periodo di esposizione, per cui, come è anche sancito dai più famosi esperti di comunicazione pubblicitaria, dopo i primi 10 giorni, a nessuno capita di posare l’occhio sull’immagine ormai divenuta consueta come un palo, una casa, un albero.
Ma dove la sicurezza stradale viene inficiata è nel tentativo, inutile, di usare il poster come foglio di quaderno da riempire con ogni possibile informazione sugli sconti, sulle promozioni, sul prodotto da propagandare: chi è al volante, incurante del pericolo che costituisce per sè e per gli altri, se legge che un gestore telefonico applica una tariffa particolare o l’ultimo modello di Samsung viene offerto con il 6,5 % di sconto, si ostina a cercare di leggere, mentre cammina, anche le condizioni generali di contratto. I più attenti e rispettosi verso le norme del codice della strada fanno il giro e sono capaci di fermarsi anche all’interno della rotatoria, se c’è da annotare un numero telefonico o il nome di un sito web.
Puntualmente, qualche amministratore coadiuvato dai tutori dell’ordine, come è anche avvenuto di recente, annuncia, a gran voce, l’imminente campagna di controllo sugli impianti e la contestuale rimozione coatta per quegli impianti senza autorizzazione ( del tutto incomprensibile la precisazione, letta una volta, della non rispondenza alle norme del codice, perchè in questo caso non ci dovrebbe essere, comunque, autorizzazione). Poi, come sempre, non se ne sa più niente, evidentemente sono tutti in regola, non si sa secondo quali criteri, dal momento che restano intatti gli impianti in prossimità di curve, rotatorie e segnali stradali, specificatamente vietati dalle norme.
Secondo me tutto si ferma anche perchè, per molti impianti, non si tratterebbe di verificare il possesso dell’autorizzazione quanto, piuttosto da chi è stata concessa, a chi è stata concessa e se sono stati rispettati tutti i dettami della legge. Facile capire perchè tutto svanisce nel nulla.
Per gli ambientalisti, poi, un tetto rosso speduto in campagna è una offesa al paesaggio, questa problematica non è nemmeno sfiorata, da anni.
E in tema di danno ambientale, ai poster è collegato un altro inqualificabile fenomeno, quello dell’abbandono indiscriminato dei vecchi manifesti staccati dagli impianti e lasciati per terra dove offrono uno spettacolo indecente o si offrono alla furia del vento che li trasporta, come si può vedere dalla foto allegata, ripresa all’ingresso della città provenendo da Marina, anche, pericolosamente,sulla sede stradale.
E considerato, fra l’altro, che si tratta di carta, anche questo dovrebbe essere un aspetto che dovrebbe interessare chi si vanta di occuparsi delle tematiche ambientali.
Distinti saluti
Lettera firmata