Importante incontro stamani tra il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna e il direttore generale dell’Asp di Ragusa, Giuseppe Drago, per discutere alcune criticità legate all’assistenza sanitaria nel territorio. Al centro del confronto, la carenza di medici presso la Guardia Medica e il Presidio Territoriale di Emergenza (PTE), che attualmente non consente una copertura completa dei […]
Contestato l’omicidio volontario, Lo Monaco resta in carcere ma sostiene che allo stesso Ventura sia partito il colpo di fucile fatale
03 Feb 2025 16:53
Convalidato il fermo, il giudice per le indagini preliminari ha disposto, per Francesco Lo Monaco 42 anni, la custodia cautelare in carcere; è stato formalmente indagato per omicidio volontario, detenzione e porto di arma clandestina con relativo munizionamento e ricettazione. Secondo le ipotesi accusatorie, sarebbe stato lui ad esplodere un colpo di fucile che ha colpito Angelo Ventura all’inguine procurandogli una ferita grave, e che a distanza di qualche ora ne ha provocato il decesso, nonostante un intervento di emergenza di chirurgia vascolare.
Assistito dal suo difensore, l’avvocato Matteo Anzalone, Lo Monaco ha risposto alle domande del gip fornendo però una versione diversa dei fatti confermando quanto avrebbe detto anche al momento del fermo. Secondo la sua narrazione, Angelo Ventura sarebbe andato a casa di Lo Monaco per provare un’arma che Ventura stesso deteneva. I due erano amici. Sarebbe stato il Ventura stesso a esplodere i colpi, nel terrazzo, che furono due; nello sparare il secondo, l’arma si sarebbe in qualche modo inceppata e la canna si sarebbe rivolta verso Ventura stesso colpendolo.
Resosi conto della gravità della situazione, Lo Monaco sarebbe andato a svegliare un vicino di casa per chiedere aiuto e insieme avrebbero accompagnato Ventura in ospedale. Impaurito dalle conseguenze, per il suo essere gravato da numerosi precedenti, Lo Monaco sarebbe poi tornato a casa. La seconda persona non risulterebbe indagata. Attraverso il suo legale, Lo Monaco si sarebbe consegnato alla Polizia ed ha consegnato arma, telefoni cellulari e i vestiti che indossava. Già all’atto del fermo, si sarebbe sottoposto volontariamente allo “stub”, il tampone che raccoglie le tracce di esplosivo e che serve per verificare se chi vi si sottopone abbia utilizzato o meno un’arma. Stessa procedura è stata utilizzata per i vestiti indossati da Lo Monaco, materiale che è stato inviato al laboratorio della polizia scientifica di Roma. E potrebbero essere determinanti gli esiti scientifici.
Lo Monaco, secondo quanto riportato dal difensore, sostiene che, per quanto con una dinamica particolare, si sia trattato di un incidente e non di un omicidio: “La versione resa da Lo Monaco – sottolina il difensore, l’avvocato Anzalone -, apre degli interrogativi: se era reale l’intenzione di uccidere. perché accompagnare la vittima in ospedale? Ancora, che senso avrebbe organizzare un agguato nella veranda di casa propria in modo da lasciare tracce ovunque? Ed infine perché chiedere aiuto ad un soggetto terzo in modo da portare a conoscenza di quanto accaduto anche persone fino a quel momento estranee?. Gli esiti dello stub, balistica ed autopsia potranno contribuire a fare chiarezza”.
© Riproduzione riservata