UN TRENTACINQUENNE RAGUSANO RESPONSABILE DI “ATTI PERSECUTORI”

Personale della Squadra Mobile di Ragusa ha eseguito, nei confronti del ragusano C.C., di anni 35, responsabile del reato di cui all’art. 612-bis c.p. (atti persecutori – c.d. stalking) in danno di una ventiquattrenne la misura cautelare prevista dall’art. 282-ter c.p.p. (divieto di avvicinamento ai luoghi frequentato dalla persona offesa), a causa di una serie di vessazioni inflitte alla vittima consistite in intrusioni nella vita privata e comunicazioni anche telefoniche ripetute e indesiderate, al punto da provocare alla malcapitata forte ansia e paura. 

Gli esiti investigativi forniti dalla «sezione specializzata» della Squadra Mobile sono stati posti a fondamento della misura cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Ragusa, Dr.Claudio MAGGIONI , su richiesta del P.M. Dr.ssa Monica MONEGO. 

La vita della vittima era diventata particolarmente difficile per timore di ricevere nuove molestie; aveva paura di uscire di casa e dal posto di lavoro peraltro espletato in ore serali, temendo seriamente per la propria incolumità personale e la gestione della quotidianità. 

La condotta posta in essere dal persecutore era finalizzata al tentativo di  recuperare il rapporto precedente e successivamente, vista la negativa, per vendicarsi per essere stato “mollato”. In situazioni normali, quando si cerca di stabilire una relazione con qualcuno, la maggior parte delle persone è in grado, dopo alcune risposte negative, di comprendere che l’altra persona non è interessata. Ma l’indagato non si è reso conto che il continuare a insistere ulteriormente poteva significare dare inizio ad una condotta di stalking. 

Lo stalking distrugge la vita delle persone – non solo quella della vittima, ma spesso anche quella dei famigliari. Ogni aspetto della vita della vittima può essere influenzato negativamente da questa esperienza – relazioni sociali, lavoro ed assetto della vita quotidiana. Questo aspetto differenzia lo stalking dalle normali interazioni sociali.

Così come più volte evidenziato dagli operatori, non bisogna mai sottovalutare queste situazioni: occorre essere consapevoli che sono molto rischiose in quanto soggette ad escalation; non esitare a rivolgersi alla Polizia di Stato: gli operatori sapranno consigliare la vittima e darle un aiuto professionale. 

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