TRENTACINQUESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI GIORGIO LA PIRA

Giorgio La Pira nasce a Pozzallo il 9 gennaio 1904 e muore a Firenze, in un “sabato senza vespri”, il 5 novembre 1977. Lunedì sera, in suo ricordo, la santa messa concelebrata nella chiesa Madre Madonna del Rosario da don Vincenzo Rosana e dal sacerdote Michele Iacono. La manifestazione è stata organizzata dall’associazione culturale “G. La Pira – spes contra spem”, di cui è presidente la studiosa Grazia Dormiente, con il patrocinio del Comune. In chiesa, accompagnato dal gonfalone della città, il sindaco Luigi Ammatuna. All’assemblea religiosa hanno preso parte i parenti di La Pira, i rappresentanti dei sodalizi e delle locali associazioni, numerosi cittadini comuni.  Il 7 novembre 1977, nel giorno dei funerali, il cardinale Benelli aveva affermato:” Nulla può essere capito di Giorgio La Pira se non è collocato sul piano della fede”. Ed è stato questo, dopo la messa, il filo conduttore dell’intervento del sacerdote Michele Iaocono, che, a conclusione degli studi,  ha discusso la tesi di laurea su Giorgio La Pira. “La Pira giovane – ha detto nel corso della sua interessante relazione il giovane religioso pozzallese –  aveva subito il fascino dell’ateismo. A sedici anni, in vacanza a Pozzallo, aveva avuto uno scontro duro con gli amici del locale Circolo Cattolico “Vita e Pensiero”. Ove aveva minacciato di non mettere piede se non si fosse provveduto a rimuovere il Crocifisso appeso alla parete. Due anni dopo incontra la fede.

“Io non dimenticherò mai – si legge in una sua lettera inviata da Pozzallo nel settembre del 1933 a Salvatore Pugliatti – quella Pasqua del 1924 in cui ricevei Gesù Eucaristico: risentii nelle vene circolare una innocenza così piena, da non potere trattenere il canto e la felicità smisurata …”. Vangelo e preghiera furono per lui cibo quotidiano. Fu anche straordinario uomo politico. Eletto con una valanga di voti il 2 giugno 1946, approdò a Montecitorio come Costituente; fece parte della “Commissione dei 75”, assieme a Palmiro Togliatti, Giuseppe Dossetti, Concetto Marchesi, Aldo Moro, Lelio Basso. Il 18 aprile 1948 fu eletto deputato nazionale nelle lista della DC. “In politica – amava ripetere – bisogna entrarci “con due soldi in tasca ed uscirne poi con uno solo, nella stessa tasca e senza tasche di riserva”. Da sottosegretario al Lavoro e da sindaco di Firenze, privilegiò sempre e comunque la sacralità della vita umana, pronto a superare, con le armi del dialogo e della fede, ostacoli di natura politica ed anche legislativa, nell’interesse dei più deboli, dei bisognosi: il suo popolo; Cristo in terra. Lo fece con la parola, le opere, l’esempio. Basti pensare che, da deputato, continuò a vivere nella cella di un convento”.

                                         

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