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SUB LEGE LIBERTAS
29 Set 2013 15:42
Dopo innumerevoli vicissitudini tra voleri emotivi e raziocini sindacali, il 24 settembre gli allievi del 186° corso di Polizia hanno giurato davanti una folta schiera di parenti, amici e personalità del mondo politico e istituzionale.
Non avevo mai assistito a un giuramento ed ero sinceramente un pò restia, troppo legata, forse, all’idea dell’ipocrisia che, nostro malgrado, insinua le istituzioni tutte. L’ipocrisia di uno Stato che non investe su sanità, sicurezza e istruzione, cardini imprescindibili per la sua crescita.
Eppure ho dovuto ricredermi, ho dovuto emozionarmi davanti allo stuolo dei 360 nuovi agenti, perfetti nelle loro uniformi appena consegnate. Ho dovuto ricredermi perché dietro quelle uniformi ho visto i visi emozionati di ragazzi e ragazze giovanissimi, ho visto i sacrifici del loro anno di scuola a Spoleto, lontani km da casa. Ho visto l’emozione di chi crede fermamente che quello stato tanto criticato non siamo altro che noi.
Non tutte le scuole di polizia hanno formalizzato la fine del corso con il giuramento dei neofiti agenti lo stesso giorno, solo Spoleto e Alessandria. Campobasso, Caserta, Peschiera del Garda, Piacenza, Trieste e Vibo Valencia, ne hanno goduto in giornate differenti. Tra l’altro, quest’anno, considerata la necessità di assorbire una ingente mole di personale, hanno aperto le porte alla formazione dei nuovi agenti anche scuole per la formazione specifica, come Cesena, Nettuno, Brescia.
A Spoleto ho avuto l’onore di assistere. Piccola, ma bellissima città dell’Umbria, famosa per il festival dei Due Mondi, la cui fama riecheggia a livello mondiale.
L’emozione è stata accresciuta dalla presenza della mamma di Rolando Lanari, a cui è dedicata la scuola, caduto vittima di un attentato terroristico delle brigate rosse, nel 1987, mentre scortava un furgone portavalori delle poste.
A presenziare l’evento, con incitamenti e congratulazioni, tante personalità del mondo politico e delle istituzioni di polizia: il sottosegretario all’interno senatore Bocci, il vice capo vicario, dottor Marangoni, il Prefetto e il Questore di Perugia.
Il vicequestore, la dottoressa Teresa Bifulco, direttrice della scuola per sovraintendenti di Spoleto, con voce tremula per l’emozione ha ricordato ai novelli agenti le responsabilità del mestiere che hanno scelto e che con sacrificio si trovano, adesso, a svolgere. La scuola si è conclusa il 27 settembre e già lunedì 30 settembre dovranno tutti essere operativi nelle rispettive destinazioni.
Termina così un percorso cominciato, non con la scuola, ma ben molto tempo prima, con il concorso, le prove fisiche e le valutazioni psicologiche. Un percorso segnato inevitabilmente dall’ansia costante di non farcela, di essere scartati, di non poter realizzare quello che per molti di quei ragazzi è un sogno da sempre.
E dunque, non posso che concludere con un “Urrà!”, il saluto con cui tradizionalmente si rompono le righe. Un urrà per questi ragazzi che si avviano a ossequiare, far rispettare e difendere la nostra Repubblica, un urrà che sia monito di assolvere tale dovere con la passione che li contraddistingue e il raziocinio che inevitabilmente serve.
In bocca al lupo.
Melania Scrofani
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