“SOCIAL STREET”: DA BOLOGNA A FENOMENO ITALIANO

Quando Eleonora è entrata in casa sventolando una pagina tranciata da un qualsivoglia magazine gaudente, pensare che si trattasse dell’ultima ricetta da sperimentare era più che banale.

Invece, banale sono stata io nella mia frettolosa desunsione, era uno splendido articolo di Barbara Benini su un recentissimo fenomeno che si sta diffondendo oltremodo: il “Social Street”.

L’idea ha origine dall’esperienza del gruppo facebook “Residenti in Via  Fondazza – Bologna” iniziata nel settembre 2013.

Via Fondazza è la strada dove viveva Federico Bastiani, uno che, come tanti, era arrivato a Bologna da altrove per lavorare. Uno che, come tanti, aveva lasciato altrove amici e parenti.

Creare relazioni impone tempo e costanza, oltre a una smisurata venia combattiva contro la chiusura e la diffidenza altrui, contro l’impersonalità delle relazioni di convenienza.

Federico, invece, non si è arreso alla solitudine e ha pensato di sfruttare a proprio vantaggio il sistema rete che i social network consentono di creare.

Un gruppo chiuso su facebook ed ecco che ogni barriera è abbattuta.

Organizzarsi su facebook mentre ti districhi tra impegni lavorativi, casalinghi e familiari diventa anche un incentivo alla partecipazione o, quantomeno, alla condivisione di ciò che sta succedendo nel quartiere.

Il book crossing, il concerto o la mostra fotografica,  il compleanno in strada o il trasloco “collettivo”, diventano facili da organizzare e non si tratta delle uniche attività messe in cantiere: il recupero alimentare e la riqualificazione del verde, sono tra le tante attività che il gruppo si è proposto e di cui un quartiere possa interessarsi.

A un solo anno dal suo battesimo, l’esempio è stato sperimentato in altre città e quartieri e si sta diffondendo in tutta Italia.

Ad agosto di quest’anno, addirittura, si è discusso del fenomeno in Senato e La Repubblica è uscita con il gran titolone “Via Fondazza sbarca in Senato, a Roma un convegno sulle social street”.

Sono ormai più di 300, oggi, le social street in Italia e il loro sito ufficiale, per  il coordinamento a livello nazionale è www.socialstreet.it.

Come si può leggere nel manifesto del gruppo “L’obiettivo del Social Street è quello di socializzare con i vicini della propria strada di residenza al fine di instaurare un legame, condividere necessità, scambiarsi professionalità, conoscenze, portare avanti progetti collettivi di interesse comune e trarre quindi tutti i benefici derivanti da una maggiore interazione sociale. Per raggiungere questo obiettivo a costi zero, ovvero senza aprire nuovi siti, o piattaforme, usiamo direttamente facebook”.

Aspetto, forse, più importante quello dell’incentivo all’aggregazione e alla socializzazione, a partire dal quartiere e auspicabilmente estesa ai più lontani confini. Concedetemi un pò di utopia.

Sempre più spesso non ci fermiamo a salutare il nostro dirimpettaio, a concedere una carineria  a chi incontriamo tutti i gironi sul pianerottolo o dal fruttivendolo, fosse pure il più grande degli stronzi(ops)!

Le social street altro non sono che gruppi di cittadini che abitano nella stessa strada e che decidono di costituirsi in comunità per socializzare, ma anche per darsi assistenza. 

Un concetto non troppo lontano dalla concedersi la semplice possibilità di conoscersi meglio. Magari, trovare un amico o, semplicemente, portare avanti progetti che siano utili e che interessino tanto il singolo quanto la collettività. 

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