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Riconversione Versalis, Ragusa resta indietro: dubbi su lavoro e indotto
01 Ott 2025 06:08
RAGUSA – Mentre Priolo sembra accelerare verso la nascita della sua nuova bioraffineria, Ragusa resta in attesa: l’area locale è ancora nella fase di progettazione del progetto di riconversione di Eni-Versalis, e sul tavolo si alzano voci che chiedono garanzie concrete per il lavoro e l’indotto cittadino.
A Palermo si è tenuto un incontro tra rappresentanti di Eni-Versalis, Regione Siciliana e sindacati (Cgil, Fiom, Filctem), durante il quale è stata sollevata da Ragusa una questione centrale: «Se Priolo ha potuto spostare in avanti la data di completamento – da maggio 2029 a dicembre 2028 – per Ragusa siamo ancora alla fase progettuale» ha ricordato la segretaria regionale della Cgil, Gabriella Messina.
Dal versante sindacale l’appello è chiaro: durante le varie fasi di riconversione, non basta promettere che non si farà ricorso a strumenti come gli ammortizzatori sociali per i lavoratori diretti — come del resto è stato dichiarato — ma serve chiarezza sulle ricadute reali, soprattutto sull’indotto locale, che rischia di rimanere terra di nessuno.
A rappresentare l’interesse della città è la sigla locale della Cgil, insieme alle controparti nazionali: durante l’incontro sono intervenuti tra gli altri Filippo Scollo (Filctem Ragusa) e le strutture sindacali regionali.
Da parte dell’Amministrazione e della Regione, l’assessore alle Attività produttive, Edy Tamajo, ha aggiornato gli interlocutori a un nuovo incontro da tenersi entro un mese, dando il tempo necessario per studiare, perfezionare e rispondere alle richieste di Ragusa.
Per Ragusa, il nodo non è solo industriale, ma sociale e ambientale. La riconversione promossa da Eni-Versalis è ambiziosa: siamo davanti a investimenti che superano il miliardo, con l’obiettivo di trasformare le aree classiche del petrolchimico in motori bio-industriali, con la promessa di “zero emissioni di CO₂” e demolizioni controllate per eliminare elementi ad alto impatto visivo.
Ma per la città iblea, queste cifre non bastano. La popolazione non vuole solo annunci: vuole sapere chi lavorerà, con quali contratti, quale sarà la sorte delle maestranze esistenti e quanto l’economia locale potrà davvero beneficiare della trasformazione.
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