ON. DIGIACOMO: IL PRESIDENTE ANTOCI PENSI ALLA PENOSA VIABILITA’ PROVINCIALE DELL’AEROPORTO

“Con tutto il rispetto sarebbe stato meglio se il presidente Antoci avesse continuato il suo silenzio sulla vicenda. Piuttosto spieghi come mai in otto anni non ha saputo costruire neanche un pezzo di strada a supporto dell’aeroporto, quando questo è invece costruito e collaudato. Al di là dei soliti progettifici la provincia si è distinta in un immobilismo assoluto”: così l’on. Pippo Digiacomo replica alle dichiarazioni del presidente della Provincia relativamente alla vicenda e sulla quale ritorna con una riflessione per ribadire come la strada seguita nelle procedure non solo è quella corretta ma addirittura anticipatrice dei tempi. “Quando l’idea di fare un aeroporto a Comiso nel sito abbandonato della base missilistica si è concretizzata attraverso gare ad evidenza pubblica mai contestate e mai neanche sfiorate da sospetti di illegittimità, abbiamo operato una scelta di campo moderna, anticipando ciò che qualche anno dopo è stato enfaticamente definito come FEDERALISMO DEMANIALE: la possibilità che un Ente Pubblico Territoriale quale il Comune di Comiso possa essere proprietario di una importante struttura dedicata alla mobilità ed allo sviluppo del territorio, quale un aeroporto. E che tale possibilità, che allora sembrava utopistica e fantascientifica, oggi sia di facile acquisizione culturale e sociale, non toglie valore alla fruizione dei servizi che lo Stato deve dare e garantire. Tanto più che lo stesso Codice della Navigazione ribadisce la piena equiparazione fra gli aeroporti di proprietà dello Stato e quelli di proprietà di un Ente Pubblico Territoriale. In pratica Comiso ha un aeroporto nel proprio territorio che serve un territorio molto vasto e dinamico, l’aeroporto è stato costruito secondo i criteri di ENAC, con danari pubblici, per uno scopo preciso: dare la possibilità al territorio di collegarsi in modo diretto con il resto dell’Europa, tant’è che i danari impiegati sono europei. Il progetto prevede inoltre una libertà industriale di fruizione secondo criteri europei, in cui il gestore aeroportuale, scelto anch’esso a seguito di gara europea, potesse avere il pieno controllo dell’andamento e dell’indirizzo economico dell’impresa senza che la stessa sia legata a lacci e laccioli che invece caratterizzano ancora il dispotico centralismo statale nel controllo oppressivo della libertà tariffaria di un’impresa aeroportuale in Italia. Chi non ha saputo leggere queste innovazioni e queste anticipazioni, si è ottusamente ancorato forse sull’unica cosa che sapeva intendere, il concetto di DEMANIO, un concetto antico, Napoleonico e Borbonico, ed ormai in via di estinzione normativa. Ed al fine di contrastare, ribattere, opporsi all’innovazione, ha finito per enfatizzare un problema che non esiste ed ha dato lo spunto a chi invece, dall’alto ed in modo oscuro, controlla e vuole continuare a controllare economie sane e produttive immettendo pesi, gabelle e limiti, buoni solo per loro e per i loro amici. Ho chiesto più volte in modo diretto la legittimazione normativa ai divieti che in modo strisciante e inquietante sono stati frapposti all’apertura al traffico aereo comunitario ed extracomunitario dell’aeroporto di Comiso. Attendo ancora risposte. Ho visto invece prevalere minacce alla salvaguardia della bontà industriale del progetto ed al patrimonio del Comune di Comiso, con tentativi mascherati di smobilitare l’aeroporto, declassandolo al ruolo marginale di aeroporto regionale, quasi una punizione per avere osato sfidare il regime centrale che vede Comiso come una pericolosa breccia che, se aperta, rischia di travolgere il fragile sistema su cui si basa l’arroganza del non fare e dell’impedire. Facile dire e far riflettere chi legge affermando che se un tale progetto fosse stato realizzato al nord, tutti gli amministratori locali avrebbero coagulato le loro energie per difenderlo ed esaltarlo. Non così qui in Sicilia, dove sin dall’inizio ho riscontrato opposizioni proprio nelle istituzioni locali che, per prime, avrebbero dovuto avere invece un ruolo pro-attivo nella vicenda. Certo è che, dopo avere pubblicato un libro sulle vicende e sull’esperienza unica e bellissima di essere riusciti a fare una struttura così importante per questo territorio, adesso viene la voglia di scriverne un altro, il cui titolo è naturalmente suggerito dagli eventi: COME STATE FACENDO A DIS-FARE L’AEROPORTO DI COMISO”. 

 

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