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Mistero in sala operatoria: l’anestesista assente e il decesso di Domenica Sammatrice. Un medico indagato per omicidio colposo aggravato
15 Mar 2025 06:12
Domenica Sammatrice, la donna di Chiaramonte deceduta in una clinica a Catania, poteva essere salvata se l’anestesista fosse stato presente in sala operatoria, avesse monitorato la giovane donna e fosse intervenuto tempestivamente all’insorgere dei “sintomi sentinella”. Sulla base delle risultanze investigative e sulla scorta delle evidenze emerse dall’esame autoptico, la procura di Catania – il titolare delle indagini è il sostituto Fabio Platania – ha ritenuto avere raccolto specifici elementi indizianti nei confronti del medico anestesista, coinvolto nell’operazione chirurgica presso una clinica di Misterbianco, che portò al decesso di Domenica Sammatrice, quarantenne dirigente farmacista all’Azienda sanitaria di Ragusa, originaria di Chiaramonte Gulfi. Nella comunicazione di chiusura indagini ha ipotizzato nei suoi confronti il reato di omicidio colposo aggravato dalla colpa professionale medica.
Domenica Sammatrice, era deceduta dopo essere stata sottoposta a un intervento chirurgico di routine in una clinica convenzionata di Catania, l’8 novembre 2023. L’autopsia è stata eseguita all’Istituto di medicina legale dell’Università di Catania dai periti incaricati dalla Procura, Giuseppe Ragazzi (medico legale), Andrea Raineri (anestesista), Pantaleo Greco (ginecologo) e vi hanno partecipato anche i consulenti Giuseppe Bulla, Sergio Chisari e Edmondo Scoto, nominati dai tre medici che all’epoca erano iscritti nel registro degli indagati. Nelle 146 pagine redatte dai periti della Procura, si ricostruisce minuziosamente la storia clinica della giovane donna attraverso la cartella clinica e l’analisi anche di tutti gli esami diagnostici prodotti e delle relazioni dei medici interessati al caso. L’analisi, funzionale a dare risposte alla Procura sulle cause della morte della donna è stata suddivisa in tre parti: la fase pre operatoria, la fase operatoria e il post operatorio.
La donna doveva subire un intervento in laparoscopia che venne interrotto il 25 ottobre 2023 per il sopraggiungere di complicazioni che portarono ad un arresto cardiaco “con conseguente encefalopatia postanossica e morte cerebrale”. Nessuna rilevanza nel comportamento pre e post operatorio dei medici e del personale sanitario coinvolto nella gestione della paziente. Il problema si è manifestato in sala operatoria. I periti hanno rilevato che l’abbassamento della frequenza cardiaca sia uno dei rischi contemplati nelle procedure laparoscopiche e che, in sostanza, la rilevazione di un abbassamento della frequenza viene considerato come un segnale sentinella che un intervento immediato dell’anestesista è in grado di affrontare nella quasi totalità dei casi. Il punto è che in quella sala operatoria l’anestesista non c’era. Il suo intervento, quando richiamato dal chirurgo, si ipotizza non sia stato tempestivo. “In qualità di difensore del padre e sorella della compianta Domenica Sammatrice, esprimo profonda soddisfazione per la decisione del Pubblico ministero, dottor Fabio Salvatore Platania, di concludere le indagini preliminari contestando al medico anestesista della clinica, il reato di omicidio colposo aggravato dall’esercizio della professione medica” dice l’avvocato Antonio Fiumefreddo che ribadisce che “la consulenza medico-legale disposta dalla Procura di Catania, redatta dai dottori Giuseppe Ragazzi, Pantaleo Greco e Maurizio Raineri, ha evidenziato gravi responsabilità nella condotta dell’anestesista il quale, durante la procedura laparoscopica, non era presente in sala operatoria al momento dell’insorgenza dei primi segnali di compromissione clinica. Tale assenza ha determinato un ritardo nella gestione dell’emergenza, contribuendo in modo decisivo all’evento critico che ha portato a un’insufficienza cardio-circolatoria acuta, con conseguente encefalopatia postanossica e morte cerebrale della paziente”. La chiusura indagini e la decisione di contestare al medico l’omicidio colposo aggravato, deriva dal deposito della perizia autoptica del 9 gennaio 2025 che, specifica il legale della famimglia Sammartino, “ha accertato che la paziente è stata sottoposta a un’anestesia generale con intubazione e ventilazione meccanica controllata, senza anomalie apparenti fino alle 19:30 del 25 ottobre 2023.
L’assenza dell’anestesista al momento della rilevazione di segni di ridotta perfusione (alterazioni cromatiche dell’utero e del letto ungueale) ha compromesso la tempestività delle cure, violando le buone pratiche cliniche e le linee guida anestesiologiche. Il successivo crollo dei parametri vitali (frequenza cardiaca a 32 battiti al minuto e saturazione al 56%) è stato affrontato con manovre rianimatorie, ma la mancanza di documentazione tra le 19:30 e le 20:30 ha impedito di verificare l’evoluzione clinica e l’efficacia degli interventi, aggravando il rischio di danno ipossico-anossico cerebrale. Ne consegue che un intervento immediato e un monitoraggio costante dei parametri vitali, in particolare della pressione arteriosa – conclude l’avvocato Fiumefreddo -, avrebbero potuto ridurre il periodo di ipossia sistemica, migliorando le possibilità di sopravvivenza della paziente. La condotta del medico anestesista, caratterizzata da una grave carenza procedurale e dall’omissione di un monitoraggio proattivo durante una fase critica dell’intervento, è stata riconosciuta come elemento determinante nella catena causale che ha condotto al tragico esito”. Ora si attende la fissazione dell’udienza preliminare che dovrà decidere del rinvio a giudizio o meno del medico indagato.
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