Mineo, la bellezza salvata: tornano a splendere gli affreschi di Sebastiano Monaco grazie a un imprenditore ibleo

Mineo ritrova la sua luce. Gli affreschi settecenteschi del pittore catanese Sebastiano Monaco, nascosti da anni sotto polvere, infiltrazioni e silenzi, sono tornati a vivere grazie a un grande gesto di mecenatismo. L’intervento di restauro, interamente finanziato dall’imprenditore ragusano Giovanni Leonardo Damigella, ha permesso il recupero integrale del prezioso ciclo pittorico della chiesa di Sant’Agrippina, uno scrigno barocco che oggi risplende come mai prima. “Salvare questi affreschi significava salvare una parte della nostra identità” – ha dichiarato Damigella – “e per me, figlio di questa terra, è stato un dovere e un onore”.

Il progetto, promosso dalla Parrocchia e affidato al restauratore Rocco Greco con le collaboratrici Adriana Testa e Licia Ippolitoni, ha richiesto oltre sei mesi di lavoro meticoloso. Gli esperti hanno agito nel rispetto più rigoroso della materia originale, rimuovendo ridipinture, consolidando le superfici e restituendo colori, dettagli e profondità alle scene di Monaco, fortemente degradate dal tempo e dall’umidità.

Un ciclo pittorico tra i più affascinanti del tardo Settecento siciliano

Realizzati tra il 1786 e il 1788, gli affreschi di Sebastiano Monaco raccontano la vita e il culto di Sant’Agrippina, patrona di Mineo. Tre i riquadri principali: Sant’ Agrippina respinge l’assalto dei Saraceni, La Traslazione del corpo della Santa, Il Patrocinio su Mineo con la consegna dello scettro della città.

Opere intense, teatrali, animate da allegorie, virtù e angeli, inserite in sontuose cornici di stucchi barocchi, realizzate dalla bottega palermitana di Giovanni Gianforma. “Monaco firma questi affreschi con la formula ‘inventò e pinse’ – spiega la storica dell’arte Serena Fina Barbagallo – a testimonianza della sua piena paternità, sia esecutiva che ideativa. Un elemento raro e prezioso, che eleva ancora di più il valore storico e artistico dell’opera.”

Un tempio che racconta secoli di fede e arte

Costruita dopo il sisma del 1693 sui resti di una chiesa medievale, Sant’Agrippina conserva l’impianto a croce greca e uno degli apparati decorativi più ricchi del Val di Noto. Negli anni scorsi, grazie ai fondi regionali, erano stati effettuati lavori strutturali e antisismici, ma nessuna risorsa pubblica era stata prevista per il recupero artistico.

Una rinascita che parla al cuore e allo spirito

La chiesa è stata riaperta ufficialmente al culto il 17 maggio, con una celebrazione solenne presieduta dal vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri. Il giorno successivo, durante una conferenza dedicata, sono stati presentati i dettagli del restauro alla presenza degli studiosi, dei restauratori e delle autorità. “Questa chiesa – ha detto il parroco don Matteo Malgioglio – è un viaggio verso la luce divina attraverso il bello. E il bello, oggi, è tornato a parlare con forza.”

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