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MI SENTO IN QUALCHE MODO UN PICCOLO “AMBASCIATORE” DELLA MIA AMATA CATANIA E DELLA NOSTRA SPLENDIDA SICILIA
15 Set 2014 17:14
Cari amici di Ragusa Oggi, questa settimana vi voglio far conoscere una delle giovani promesse del teatro e del cinema italiano, l’attore catanese Andrea Puglisi:
Buongiorno Andrea, intanto grazie per aver accettato l’invito per questa intervista.
Buongiorno a te, Giuseppe. È un piacere.
Raccontami un po’ come è nata questa tua passione per la recitazione
La prima volta che misi piede su un palcoscenico, fu nel 1994,avevo 4 anni, circa, riuscii ad avere una parte in una rivisitazione della commedia ‘U sapiti com’è di Sabàto Agnetta. Facevo il garzone di bottega e avevo addirittura delle battute in dialetto siciliano.
Era una compagnia amatoriale ma quella sera i posti della sala erano pieni. Ricordo ancora, indistintamente, il rumore delle cordicelle che scorrevano sulle carrucole per aprire il sipario e quando venne il momento del mio ingresso, il buio del boccascena! Era un piccolo teatrino di una parrocchia,eppure quel buio mi aveva rapito.
Avevo capito che se c’era gente disposta a stare al buio per assistere a degli eventi, voleva dire che le storie erano importanti, che la gente aveva bisogno di storie.
Fu cosi che le storie divennero una passione e, oggi, un mestiere.
Quali sono i tuoi “maestri” ? Da chi prendi ispirazione nel tuo lavoro ?
Credo profondamente nella formazione dell’attore. Reputo l’attore un artigiano. Ogni artigiano necessita di strumenti ben precisi per poter lavorare al meglio. La scoperta degli “strumenti” è un percorso necessario nella formazione artistica dell’attore e del suo corpo scenico.
Credo fermamente nel lavoro sull’azione fisica,interiore e verbale.
Non lavoro partendo da “sentimenti” ma da azioni.
Ogni attore deve creare una serie di partiture che, come le partiture musicali, permettono la riproduzione fedele di azioni e accorgimenti ai quali il pubblico dà il nome di “personaggio”.
Non credo nell’attore che “diventa” personaggio.
Come farebbe a rispettare i limiti fisici dati da , proiettori, palco, battute oppure limiti imposti dalla macchina da presa?
Non credo nell’attore invasato che “entra” nel personaggio,ogni attore deve saper gestire il proprio corpo in scena.
I maestri del ‘900 come Grotowski e Barba, hanno influenzato profondamente il mio modo di lavorare.
Hai già fatto esperienze che ti hanno portato fuori dall’Italia ? Se si, quali ?
Nel 2013 ho avuto la fortuna di lavorare con l’International Theatre di Tomaso Thellung e con la collaborazione di Francesco Giuffrè nel progetto europeo World Crisis Theatre.
Una prima parte di approfondimento e lavoro sullo spettacolo nella meravigliosa isola greca Sifnos.
Una seconda parte nella città greca di Epidauro per portare in scena il nostro spettacolo al piccolo anfiteatro greco di Epidauro.
Ho, altresì, cominciato una collaborazione come insegnante presso l’accademia di recitazione Ortzai di Vitoria-Gasteiz (paesi baschi) che ogni anno organizza stages con artisti provenienti da tutto il mondo come ad esempio John Strasberg.
Ho avuto la fortuna di recitare pure in Spagna, Francia e in Romania.
Che differenze hai notato tra il panorama artistico italiano e quello internazionale ?
Le differenze sono enormi. Il lavoro come insegnante in Spagna è la risposta.
In Italia, nessuno investirebbe su uno stage gestito da un attore giovane.
E’ preferibile avere qualche migliaio di visualizzazioni su Youtube per avere libero accesso al mondo del cinema e delle produzioni.
Nella mia esperienza a Sifnos ho avuto modo di lavorare con artisti Islandesi, Inglesi, Americani, Portoghesi, Svedesi, Tedeschi, Francesi, Spagnoli,le differenze ci sono e non sono poche.
Tu sei nato a Catania, qual è il tuo rapporto con la tua terra, la Sicilia e i siciliani, soprattutto ora che hai avuto modo di lavorare all’estero ?
Mi sento in qualche modo un piccolo “ambasciatore” della mia amata Catania e della nostra splendida Sicilia.Ogni volta che ritorno a casa per le ferie, mi godo la mia terra fino in fondo. Purtroppo, per il mestiere che faccio, è stato necessario formarmi fuori dalla Sicilia.
Da un po’ di tempo, credo che la popolazione catanese sia cambiata. I valori principali come quello della famiglia , vengono meno e a molti bambini non è più concessa la spensieratezza dell’infanzia.
Sono costretti a crescere troppo presto.
Desidero valorizzare la mia terra e non ti nascondo che sto già lavorando a un progetto importante che coinvolgerà la Sicilia.
Per adesso non dico altro.
So che recentemente hai lavorato con Carlo e Francesco Giuffrè al Teatro Eliseo di Roma cosa ti ha lasciato questa esperienza ?
Negli ultimi mesi ho avuto l’onore di lavorare con Francesco e Carlo Giuffrè per lo spettacolo La lista di Schindler, in veste di assistente alla regia. Abbiamo debuttato al Piccolo Eliseo ed è stato un successo. Le recensioni e le interviste lo testimoniano.
Quando un regista importante come Francesco ti chiede di lavorare per lui è sempre un grande onore e una grande responsabilità.
Ho avuto modo di lavorare a stretto contatto con il maestro Carlo Giuffrè,da lui ho appreso come “segnare” un copione, come fare memoria, ma soprattutto ho visto un attore di fama internazionale, arrivare sempre puntuale, essere sempre gentile, essere emozionato per il debutto, essere sempre disposto a fare un’altra prova. Ho avuto la fortuna di lavorare con uno degli ultimi grandi maestri Italiani.
Ho lavorato come attore per Francesco Giuffrè in Delitto e Castigo di Fëdor Dostoevskij nel ruolo di Raskolnikov ed è stato un lavoro duro e gratificante. La mia crescita artistica deve molto a Francesco e per questo non smetterò mai di ringraziarlo.
Nel tuo ultimo cortometraggio “L’handicap Più Grande”, hai interpretato un pugile cieco, come ti sei trovato con la troupe e il cast ?
Ho trovato l’annuncio per i casting de L’handicap Più Grande circa 10 minuti prima della scadenza per la presentazione del curriculum e delle foto.
Ho avuto il grande piacere di lavorare con il regista Enzo Bossio e con la splendida attrice Beatrice Gattai.
Tre giorni di riprese full immersion molto piacevoli, a contatto con professionisti del settore.
Il cortometraggio mi vede nel ruolo di un pugile cieco, costretto a battersi con una pugile sorda.
I due si picchiano, le vicende si accavallano e alla fine accade qualcosa di inaspettato.
Per sapere come va a finire vi consiglio di vedere il corto disponibile gratuitamente su youtube.
Che effetto ti ha fatto interpretare il ruolo del pugile cieco sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista umano ?
Ho già detto prima che non credo nell’attore che si “immedesima”.
Tuttavia credo nella ricerca delle esigenze di ciascun personaggio.
Quando ti approcci a un personaggio che ha un handicap fisico talmente grande, cominci a porti mille quesiti.
Qual’è il limite tra ridicolo ed eccessivo?Ho deciso cosi di affrontare un periodo di studio all’associazione ciechi di Roma. Non volevo capire COME un cieco si comporta ma PERCHE?. quali sono le cause ? Non volevo imitarlo.
Come mi è stato consigliato, ho portato il buio nella mia quotidianità e la ricerca è stata stimolante e piena di sorprese.
Le soddisfazioni non sono tardate ad arrivare.
Subito vincitori del premio Rainbow Advertising Art come attore,una menzione speciale al Festival di Pescara, nomination come miglior attore al Festival G Awards, e una finale come miglior film straniero a Los Angeles.
I premi e le nominations continuano ad arrivare.
Sono molto soddisfatto del lavoro che ha portato alla realizzazione del film e ringrazio la troupe, il regista e gli attori per l’impegno impiegato nel corto.
Io invece ringrazio te, Andrea per la tua disponibilità e pazienza nell’avermi concesso questa piacevole intervista.
Ringrazio te per la bella chiaccherata. A presto.
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