LUNGO LE STRADE IBLEE LA PUBBLICITA’ TURISTICA DI MALTA

Premessa: non c’è nulla, assolutamente nulla di male, di illecito, di sbagliato. Ma il fatto che colpisce è la scarsa opportunità di alcuni provvedimenti.

I fatti: da qualche settimana, percorrendo alcune tra le principali arterie automobilistiche ragusane, e nello specifico le due strade che uniscono il capoluogo al mare, la strada per Marina e quella di “Malavita”, è possibile osservare numerosi cartelloni pubblicitari, di quelli che, sempre più numerosi, sorgono dall’oggi al domani lungo le strade, cittadine o, come in questo caso, extraurbane. Cartelli che – ho osservato prima distrattamente e poi con più attenzione – pubblicizzano i soggiorni turistici a Malta.

Io sono stato a Malta diverse volte, e mi sono sempre trovato bene. Considero La Valletta e tutto il resto dell’isola una piccola Provincia di Ragusa dove si parla inglese e si guida a sinistra. Per il resto stessa sporcizia, stesse facce, stesso barocco (la chiesa madre di La Valletta è stata costruita da un architetto ragusano), stessa atmosfera. Dimenticavano: loro hanno l’aeroporto, un grande, bello, funzionale aeroporto.

Che gli amici dalla strana lingua siculo-arabo-inglese facciano pubblicità da queste parti, può solo farmi piacere, perché qualche agenzia starà incassando qualche migliaio di euro. Ma a pensarci bene, il turista che volesse andare a Malta, è esattamente quello che potrebbe venire dalle nostre parti. E non solo: se ad andare a Malta sono i ragusani, la cosa non dispiace ma nemmeno fa fare salti di gioia a chi, qui da noi, di turismo vive e lavora.

La vicenda dei cartelloni mi fa pensare a quel mio grande amico ragusano che, proprietario di una concessionaria automobilistica, incontrai alla guida di un supermacchinone di una marca diversa da quella da lui commercializzata. Stranito, gli chiesi come mai guidava una automobile diversa da quelle che lui vende, tenuto conto che non soltanto in tal modo pubblicizzava un’altra marca, ma rendeva una cattiva immagine alla marca da lui venduta. “La mia casa automobilistica non costruisce mostri come questo”, fu la sua risposta. Mi convinse, in parte. Ma quella dei cartelloni è cosa diversa. Noi siciliani, turisticamente parlando, non abbiamo quello che hanno i maltesi, ma mille, diecimila volte di più. Eppure abbiamo – in proporzione – al territorio e agli abitanti, diecimila volte meno flusso turistico degli eredi dei Cavalieri. Qualcosa non funziona, e quei cartelloni diventano, quindi, legittimi quanto inopportuni. Almeno secondo me.

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