LO SFOGO DEI CONIUGI CRUCETTA: “NOSTRO FIGLIO HA UN HANDICAP, LA SCUOLA LO HA EMARGINATO”

Le pagine di Santa Croce Web accolgono oggi la triste denuncia fatta dai coniugi Crucetta, Vincenzo e Barbara, nei confronti di un servizio scolastico cieco e muto verso il figlio Antonino, minore di 8 anni affetto da un forte handicap di ridotta capacità di movimento. La scuola, si sa, è il luogo idoneo alla formazione dell’ individuo del domani, luogo di forti scontri ma al contempo di importanti scoperte sulla propria individualità grazie al confronto con il prossimo – sia il docente o il compagno di banco. Immaginiamo dunque di trascorrere buona parte della giornata in un clima claustrofobico fatto di indifferenza, severi rimproveri e tentativi di integrazione con la classe resi vani dalla mancanza di sostegno da chi di competenza, cosa mai potremmo scoprire di noi stessi?

Potremmo mai vivere la tanto agognata individualità in maniera serena? Questo è quello che mi chiedo ascoltando la testimonianza di Barbara Taranto, madre del piccolo, “Ci hanno negato un insegnante di sostegno giustificandosi con la mancanza di handicap mentale di mio figlio”, eppure che il minore abbia bisogno di sostegno durante le ore scolastiche è evidente: è vivace, iperattivo, fatica a prestare attenzione durante le lezioni e si trova spesso ad essere additato come “asino” perché “non c’è stato tempo di riprendere le divisioni”, spiega la madre. “Per questo pago un’insegnante pomeridiana per ottemperare alla mancata frequenza dello scorso anno causata da un’ importante operazione”. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, già stracolmo, “è arrivata questa mattina (ieri, ndr) – racconta la madre -. Antonino sente il bisogno di integrarsi con gli altri bambini e quale miglior occasione della gita scolastica. Dopo varie discussioni con i docenti, nonostante io mi fossi offerta di accompagnare mio figlio alla gita (ma ciò le è stato negato dal consiglio docenti perché non ritenuto un caso isolato e particolarmente grave), finalmente avevamo firmato il foglio di autorizzazione e pagato la quota di partecipazione, quando la docente mi avverte – davanti agli occhi sconcertati di Antonino – di non voler accettare il piccolo poiché TROPPO VIVACE” . La forte delusione del piccolo è stata tangibile ma la delusione e la preoccupazione dei genitori per l’accaduto è ancora più accentuata.

L’equipe psico-pedagogica dell”Istituto comprensivo Psaumide’ pare non interessarsi alle condizioni del minore, Barbara e Vincenzo sono stati “liquidati” dopo soltanto una seduta di presentazione, mentre l’amministrazione comunale santacrocese pare rinviare qualsiasi tipo di decisione. Dice Vincenzo: “Mio figlio vive il suo ingresso in classe come un trauma, tanto da portarmi a considerare l’idea di ritirarlo”. Può l’inefficienza dei servizi portare a una scelta tanto drastica che incide così tanto sul futuro di un minore? L’istruzione è diritto primario, negare tale diritto per inadempienza e indifferenza di terzi (siano gli enti comunali, i docenti, i presidi e il personale ata stesso) è un atto indecente che nuoce gravemente alla nostra identità come persona all’interno di una comunità”. La settimana prossima proveremo a intervistare chi di competenza perché esigiamo tutti una risposta. In attesa di aggiornamenti Antonino non cadrà nel dimenticatoio.

 

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