Le stelle sul soffitto dei templi egiziani spiegate da egittologo ragusano Guardiano a Liverpool

Il ragusano Lorenzo Guardiano, egittologo dell’Università degli Studi di Milano, ha tenuto un seminario di egittologia presso l’Università di Liverpool (Dipartimento di archeologia, antichità classiche ed egittologia) sui soffitti astronomici egiziani. Nel Nuovo Regno (1550-1069 a.C.) questi soffitti adornavano le tombe e i templi dei faraoni ed erano una vera e propria summa dell’astronomia dell’Antico Egitto.

Con le sue ricerche, Guardiano ha mostrato come dall’incontro fra l’astronomia faraonica e quella greca, che includeva elementi di astronomia babilonese, nell’Egitto Tolemaico dei primi tre secoli a.C. sia nata l’astronomia ‘alessandrina’, che si diffuse nel mondo ellenistico e imperiale per essere poi assimilata dall’Occidente nel Rinascimento europeo e in alcuni casi anche nella contemporaneità.

I soffitti astronomici egizi

I soffitti astronomici egiziani sono una delle più grandi testimonianze della conoscenza scientifica dell’Antico Egitto. Questi soffitti, che decoravano le tombe e i templi dei faraoni durante il Nuovo Regno, rappresentano una vera e propria sintesi dell’astronomia faraonica. Essi raffigurano la rappresentazione dei cieli notturni con le stelle, le costellazioni, i pianeti, e anche complessi calendari lunari e solari e veri e propri orologi astronomici. Altri soffitti invece descrivono il periplo solare nel cielo diurno e notturno costituendo dei veri e propri atlanti celesti antichi oltre 3 millenni.

L’astronomia egiziana era basata sull’osservazione visiva del cielo notturno e sulla sua interpretazione simbolica. Gli egizi avevano una notevole conoscenza del calendario, delle fasi lunari e del moto delle stelle, tutti elementi che erano importanti per le loro attività agricole e per il culto delle loro divinità. Inoltre, gli egizi utilizzavano l’astronomia per calcolare l’arrivo dell’inondazione del Nilo, attraverso la levata eliaca della stella Sirio, cruciale per la loro agricoltura.

L’astronomia egizia si fuse con quella greca

Con l’arrivo dei greci in Egitto, l’astronomia egiziana si fuse con quella greca, che a sua volta includeva elementi di quella babilonese, e in questo modo nacque l’astronomia alessandrina. Questa nuova scienza fu diffusa nel mondo ellenistico e imperiale e successivamente assorbita dall’Occidente durante il Rinascimento europeo e in alcuni casi anche nel mondo occidentale.

L’egittologo ragusano e la sua lezione

Guardiano si è dichiarato  “felicissimo di aver conosciuto la vivace comunità scientifica dell’Università di Liverpool” e ha espresso riconoscenza agli organizzatori che lo hanno accolto calorosamente e agli studenti, ai ricercatori e ai professori che hanno seguito numerosissimi in presenza e online il suo seminario sui soffitti astronomici egiziani. Non sono mancati i riferimenti a Ragusa, dal momento che Guardiano ha mostrato agli studenti e agli studiosi inglesi, fra le altre cose, anche una brocca di bronzo con una raffigurazione astronomica di Iside del Museo Archeologico Ibleo trovata a largo di Camarina nel 1999.

Ancora oggi i soffitti astronomici egiziani, cui Guardiano ha dedicato il suo dottorato di ricerca, rappresentano una fonte inestimabile di informazioni per gli studiosi dell’astronomia e dell’archeologia. Essi forniscono una testimonianza unica della conoscenza scientifica dell’Antico Egitto e della sua cultura scientifica e religiosa. Inoltre, essi rappresentano anche un importante contributo alla storia dell’astronomia, poiché mostrano come le conoscenze scientifiche dell’Antico Egitto abbiano influenzato e contribuito allo sviluppo dell’astronomia occidentale (basti pensare che l’astronomo Claudio Tolomeo, autore del modello cosmico in vigore fino alla Rivoluzione Scientifica, era un sacerdote egiziano nato a Pelusio, nel Delta del Nilo, e vissuto ad Alessandria nel secondo secolo d.C.).

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