La vaccinopoli ragusana: si, è soprattutto una questione morale

La parola morale, o etica, viene spesso associata all’essere bacchettoni, poco flessibili, retrogradi. Ma mai in questo caso riteniamo che la questione morale debba interessare le nostre coscienze proprio come nel caso della vaccinopoli ragusana. Una vergogna senza fine, che ha investito preti, giornalisti, medici e dirigenti Asp.
Non ci si indignerà mai abbastanza su questo argomento e il primo a indignarsi e a chiederne conto e ragione, è stato Angelo Aliquò, il manager dell’Asp. Subito dopo l’epifania, quando saltò fuori il “caso Scicli”, Aliquò difese l’allora responsabile del centro vaccinazioni, dottor Claudio Caruso. Parlò di “errore per eccesso di zelo” e di “buona fede”.

Insomma, ha giustificato il dipendente Asp, lo ha difeso e ha creduto alla sua buona fede. Ma qualche giorno dopo, di quella storia e di quella buona fede, resta ben poco, almeno secondo le indagini dei Nas e Aliquò cambia registro: ieri, infatti, sono arrivati due provvedimenti disciplinari per Caruso e per Antonella Celestre, che dopo qualche giorno si dimise da responsabile dei vaccini a Scicli e che aveva preso il posto di Caruso.

Entrambi, infatti, sono stati sospesi per 30 giorni dal servizio. Secondo quanto è emerso dalle indagini dei Nas, le dosi sarebbero state somministrate ad inizio gennaio alla moglie del responsabile, una dipendente comunale, e al genero. Entrambi non ne avevano diritto. La vice responsabile avrebbe invece vaccinato gran parte della famiglia: marito, fratello, nipote di 25 anni e altri parenti.
C’è chi invoca il licenziamento, ma Aliquò è prudente: l’azienda deve seguire alcuni procedimenti e poi sarà la magistratura ad accertare se vi siano state o meno condotte di rilevanza penale.

Sempre di questi giorni, un altro provvedimento arrivato dall’assessorato alla sanità: chi ha ricevuto la prima dose del vaccino in modo illegittimo, non avrà la seconda dose di richiamo. Quindi, è come se non l’avessero mai fatto.
Molti politici, anche quelli più intransigenti con i furbetti “saltafila” (almeno a parole) hanno dichiarato di trovare il provvedimento troppo duro e senza senso. Anche molti cittadini.
Ma è davvero così? In realtà, il provvedimento vuole mettere, forse per la prima volta, una pietra tombale su ciò che è accaduto e porre la questione morale: possibile che ogni volta il furbetto di turno debba sempre farla franca? Per una volta, invece, la tendenza sembra essere quella di volerli punire. E allora, perché gridare allo scandalo?

In un certo senso, è la stessa questione che si è posta con la giustificazione addotta in un primo tempo da chi ha difeso l’operato dei dirigenti Asp di Scicli: “Piuttosto che buttarli, abbiamo deciso di utilizzare i vaccini in eccesso dandoli a chi capitava”. Fermo restando che non dovevano essere certamente buttati, questa giustificazione è carente sul piano razionale per due motivi. Innanzitutto, non si capisce perché siano state preparate più dosi del necessario prima di avere l’esatto numero delle persone che si sarebbero sottoposte a vaccino quel giorno. Ci è stato spiegato che i vaccini vanno scongelati prima e che chi si doveva presentare non lo ha fatto. Diamo il beneficio del dubbio a questa spiegazione, non eravamo lì, quindi non sappiamo veramente come siano andate le cose.

In secondo luogo, perché non è stata fatta formale richiesta ad Aliquò stesso o ai responsabili superiori su come utilizzare le dosi in eccesso? Perché chi ha preso questa decisione, l’ha presa in modo arbitrario, pensando di agire in quel modo? Perché non chiedere a un superiore come comportarsi, invece di fare la prima cosa che gli è passata per la testa?
E’ difficile credere alla buona fede, soprattutto dopo che saltano fuori i parenti e i congiunti vaccinati.

Allo stesso modo, chi oggi dice che la seconda dose ai furbetti va data, incappa nello stesso errore: se condanniamo i furbetti, bisogna farlo fino in fondo, non tentare di “salvare il salvabile” ed evitando così a loro di assumersi una responsabilità morale. Intendiamoci: non è una questione di facile soluzione, perchè stiamo parlando di un farmaco che potenzialmente può salvare una vita, ma continuare a dare un colpo al cerchio e uno alla botte non fa altro che alimentare certi comportamenti che all’estero non esiterebbero a definire “all’italiana”. E’ che sia chiaro una volta per tutte: è solo vostra la colpa, di voi furbetti, che spingete gli animi al limite della sopportazione e costringete chiunque a prendere decisioni che comunque scontenteranno sempre.  Adesso critiche, in un certo senso anche giustificabili,  addosso a chi per una volta ha preso un provvedimento serio:  chi ha saltato la fila, il parente di turno e il dirigente compiacente dovrebbero chiedere scusa all’intera provincia di Ragusa.  L’etica, è una fortezza e nessuna crepa in questa fortezza può definirsi piccola.

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