LA SOLIDA REALTÀ DELL’ U.S. SASSUOLO

Dopo aver passato svariati decenni nell’anonimato delle serie calcistiche inferiori italiane, la svolta per la squadra dell’omonimo comune di quarantuno mila anime in provincia di Modena si è avuta nel 2002, quando il facoltoso imprenditore italiano Giorgio Squinzi ha scelto di acquistare il club nero-verde. Da quel momento in poi, grazie ad un prepotente e quanto mai necessario mix di programmazione e disponibilità economica, l’Italia intera non ha potuto non constatare la graduale ed inesorabile ascesa di questa piccola, ma allo stesso tempo grande, realtà di provincia. Nello specifico, la procedura si è rivelata sempre la medesima: comprensione del nuovo campionato con l’obiettivo della salvezza, successiva stabilizzazione come una delle maggiori realtà del torneo ed, infine, promozione nella categoria superiore. A livello prettamente numerico, si è passati dal quinquennio in Serie C a quello in cadetteria, per poi procedere con l’attuale quadriennio nella massima serie calcistica italiana.

Fattore Allenatore: generalmente i media tendono a considerare l’incidenza, a livello percentuale, di un mister sul gioco e sui risultati di una squadra intorno al 30%. Tuttavia, nel caso di Eusebio Di Francesco, allenatore della promozione dalla B alla A e dell’affermazione dentro e fuori i confini nazionali del Sasol, la percentuale va necessariamente alzata, ed anche di parecchio. Infatti, Il giovane tecnico pescarese è riuscito a coniugare alla perfezione i fattori risultato e gioco, rispettando anche la filosofia societaria relativamente a giovani italiani e relative future plusvalenze. Fin dal primissimo approdo in Serie A, l’identità propositiva della squadra è sempre emersa, facendo si che il calcio della sua banda fosse estremamente riconoscibile. La sopracitata caratteristica non si è quasi mai associata ad un team di bassa classifica, guidata da un allenatore giovane ed esordiente, in quanto in questi casi è il pragmatismo ad avere la meglio sul bel calcio. Invece, Di Francesco ha da subito voluto imprimere questi concetti nella mente della propria rosa, pur rischiando in prima persona il posto, in quanto in un calcio moderno così focalizzato sui risultati piuttosto che sull’espressione di gioco, nei momenti negativi è sempre il tecnico a pagare. A metà della prima annata nella massima serie, esattamente dopo quanto sopradescritto, la società decise di allontanare il tecnico, unico vero errore di Squinzi e compagnia, salvo poi richiamarlo dopo qualche settimana con il premio finale del raggiungimento di una quanto mai difficile salvezza. Il resto è storia recente, con il sesto posto conquistato nell’ultimo campionato e con le conseguenti ottime prestazioni in Europa League.

Progetto Giovani Italiani: il punto cardine della politica societaria, consiste nell’acquistare i migliori giovani italiani su piazza, valorizzarli e successivamente rivenderli a peso d’oro. Esempi di questo genere sono, tra i vari altri, quelli di Zaza e Sansone, acquistati rispettivamente per 10 e 5 milioni e rivenduti a 18 e 13 a top club del calibro di Juventus e Villareal. Nelle ultimissime sessioni di mercato, il Sassuolo ha portato a casa futuri crack nostrani del calibro di Pellegrini, Mazzitelli, Sensi, Politano e Ricci (quattro su cinque provenienti dal floridissimo vivaio della Roma), garantendosi non il semplice, quanto inutile nell’ottica di una costante crescita del club, prestito secco ma acquistandoli direttamente e fissando un diritto di recompra estremamente oneroso. Questo processo virtuoso, consente anche l’innalzamento generale del livello di competitività della nazionale italiana di calcio, in quanto dando a questi possibili futuri talenti la possibilità di giocare con continuità in un ambiente tranquillo, potendo “addirittura” permettersi il lusso di sbagliare qualche partita, li metti nella condizione ideale per poter sbocciare definitivamente e prepotentemente. Ovviamente, l’esempio simbolo di questo progetto porta il nome di Domenico Berardi, prossimo a diventare uno dei giocatori chiave della nazionale di Ventura, oltre che una delle figure più ricercate del prossimo calciomercato estivo.

Trasformare l’impossibile in reale: dunque, l’ottimo lavoro di Squinzi in prima persona e della società tutta, ha fatto si che i nero-verdi diventassero la più bella realtà calcistica italiana, subito sotto le famose “7 sorelle” (col Napoli che ha preso il posto del Parma del periodo a cavallo tra la fine e l’inizio del nuovo secolo). Oltre a ciò, solo il Sassuolo e la Juventus hanno un loro stadio di proprietà, elemento fondamentale per garantire stabilità e fatturato in ordine ad un “azienda” calcistica. Infatti, dal Dicembre 2013 il Mapei Stadium (ex arena della Reggiana) è diventato la casa di Di Francesco e compagnia; struttura pensata per il calcio ed estremamente accogliente. Grazie a tutti questi fattori, una piccola cittadina di provincia nostrana è riuscita a configurarsi nel gotha del calcio italiano ed europeo e statene certi…l’ascesa non è ancora finita !                     

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