La Sicilia e le scorte inutilizzate di Astrazeneca: uno dei risultati peggiori in Italia

Emerge, come un pugno nello stomaco, un dato: mentre in Italia si tenta di accelerare più che si può la campagna vaccinale, il problema delle dosi di Astrazeneca rimaste in frigo e che non si riescono ad inoculare, preoccupa tanto quanto il problema della campgna vaccinale stessa.

Se all’inizio si era trattato di casi sporadici, con la maggior assiduità delle consegne le difficoltà si stanno facendo sempre più palesi. Nei frigoriferi delle regioni ci sono circa due milioni di dosi di questo vaccino, che rappresentano la maggioranza di tutte le dosi di tutti i vaccini disponibili (circa 3,8 milioni,) e non tutte servono ovviamente per le seconde inoculazioni.

Sicilia e Campania ad esempio hanno avviato iniziative particolari proprio per distribuire quante più dosi possibili del vaccino AstraZeneca mettendo a disposizione per un breve periodo di tempo uno stock per l’intera popolazione adulta senza limiti di età.

Sono i cosiddetti vaccine day. Come riport Fanpage, è stato Musumeci stesso a dichiarare che:  “Per un mese abbiamo lanciato appelli agli ultra ottantenni per fare il vaccino, ma molti sono riottosi verso AstraZeneca, mentre tanti cittadini di diverse fasce di età ci invitano ad accelerare e non possiamo certo aspettare che gli incerti si convincano. Basta con i vaccini tenuti, mesi e mesi, nei frigoriferi dobbiamo andare avanti, vaccinare quanta più gente possibile” ha spiegato. Sempre secondo i dati forniti da Fanpage,  la regione ha ancora 112mila dosi di AstraZeneca ferme nei frigoriferi: il 49,3% di quelle consegnate, uno dei risultati peggiori. Anche la Basilicata ha a disposizione 29.803 dosi, il 46,86% di quelle consegnate. Non va meglio la provincia di Trento che non ha ancora utilizzato il 45,49% delle fiale, mentre la Calabria il 42,49%, cioè 85.459 dosi. Va un po’ meglio altrove ma questi ritardi allontanano ancora una volta la soglia del 90 per cento delle dosi somministrate prevista dal piano vaccini nazionale.

Se da un lato è comprensibile l’umano timore verso un vaccino mai utilizzato fino ad ora, bisogna però ricordare che i casi di trombosi sono veramente rarissimi e in quelli segnalati, spesso, non è stata dimostrata la correlazione fra vaccino e trombosi.

Dall’altro lato, bisogna ricordare che non esiste, al momento, nessun’altra soluzione per combattere la pandemia: solo la vaccinazione massiva potrà permettere a tutti noi di ritornare a vivere.

 

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