“LA MIA ULTIMA SIGARETTA”

Quante volte anche il fumatore più incallito ha pronunciato ad alta voce, silenziosamente o alla persona che gli stava davanti questa frase? E quanti non sono riusciti a rispettarla nel tempo?

L’ultima sigaretta suona un po’ come l’ultimo desiderio da esprimere e voler vedere esaurito prima di una condanna a morte, prima di una fine dolorosa, affinché porti apparente sollievo. Sembra però essere anche l’ultimo peccato da commettere prima di una redenzione a comportamenti e stili di vita più sani. E’ un’ immagine che facilmente ci costruiamo proprio per la familiarità stessa con essa, offerta spesso dal cinema e dalla letteratura.

A tal proposito voglio citare quelle che sono secondo me fra le più belle pagine del romanzo psicologico “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo, prima di passare ad esaminare alcune caratteristiche del tabagismo.

“Oggi, 2 febbraio 1886, passo dagli studi di legge a quelli di chimica. Ultima sigaretta!! Era un’ultima sigaretta molto importante (…). Dovetti far tappezzare a mie spese le pareti della stanza perché le avevo ricoperte di date. Probabilmente lasciai quella stanza perché era diventata il cimitero dei miei buoni propositi e non credevo più possibile di formarne in quel luogo degli altri. Penso che la sigaretta abbia un gusto più intenso quand’è l’ultima (…). L’ultima acquista il suo sapore dal sentimento della vittoria su se stesso e la speranza di un prossimo futuro di forza e di salute”.

Zeno Cosini, il protagonista del romanzo citato, si capisce bene da queste poche righe che ha avuto tante “ultime sigarette”, incapace in verità di poter fare a meno di tale dipendenza.

Perché è tanto difficile smettere di fumare? Lesourne in un suo interessante saggio sul tabagismo afferma che una delle principali funzioni della sigaretta sia quella di essere “a portata di mano”, quindi manipolabile, ed anche “erotica”, proprio perché posta fra le labbra. La sigaretta da calore, emana odori e (apparentemente) procura sollievo in situazioni di stress e sicurezza nella gestione delle situazioni ansiogene. La sigaretta resta accesa fra le dita e vive la sua vita accanto al fumatore (gli è fedele) che può lasciarla consumare/bruciare anche senza fumarla. Lei c’è ogni volta che lui vuole. La sigaretta è anche una merce di scambio, uno strumento relazionale, che si offre e si accetta, fungendo quindi da mezzo facilitatore dei rapporti con gli altri. Da abitudini e diventa un rituale per molti dopo i pasti, il caffè o in alcune circostanze.

I significati simbolici della sigaretta sono tanti e molteplici, ed hanno tutti a che fare con condizioni psico-sociali e con simbolismi che legano e intrappolano il fumatore alla sua dipendenza.

Credo che ciò che più mancherà ad un fumatore, come ad un qualsiasi dipendente, sia la possibilità di poter dipendere da qualcosa, unita nel caso specifico all’incapacità di poter manipolare fra le dita uno strumento potente, capace di spargere flatulenze, di emanare fumo sugli occhi, di poter scandire pause, tempi, relax, di rendere “sicura” la gestione della propria vita.

Il tabagismo è riconosciuto come dipendenza da una sostanza, le cui radici sono ovviamente da ricercare oltre che in queste caratteristiche anche nei tratti di personalità del consumatore. Smettere di fumare è possibile, importante è seguire a tal proposito iter terapeutici mirati.

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