La consulta femminile del Comune di Ragusa e la giornata internazionale dei diritti delle donne

L’8 marzo di ogni anno ricorre la “Giornata Internazionale Dei Diritti Della Donna”.
Istituita nel 1977 per evidenziare la necessità del pieno raggiungimento dei diritti delle donne e della pace internazionale, ricorda sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in molte parti del mondo.

Tra storia e leggenda, si fa risalire l’origine di questo anniversario alla volontà di commemorare una strage di operaie avvenuta l’8 marzo del 1908 tra le mura della fabbrica di abbigliamento Cottons di New York. Un incendio divampato nell’edificio avrebbe provocato la morte di 129 donne. Di questo avvenimento non c’è, però, alcuna traccia a livello documentario, come hanno scoperto e raccontato per la prima volta nel 1987 le femministe Tilde Capomazza e Marisa Ombra (“8 marzo. Storie, miti, riti della giornata internazionale della donna”, Utopia, Roma, 1991).
Un incendio analogo a quello ricordato è, però, realmente avvenuto a New York, poco più di tre anni dopo la sua collocazione leggendaria: il 25 marzo del 1911 le fiamme divamparono all’interno della Triangle Shirt Waist Company, uccidendo 146 lavoratori (39 italiani) – soprattutto giovani donne dai 13 ai 22 anni – che vi rimasero intrappolati, bruciando vivi o lanciandosi dalle finestre dell’ottavo e nono piano dell’Asch Building. Le donne della “Triangle” lavoravano sessanta ore la settimana, senza contare gli straordinari imposti e poco pagati. Non solo, la sorveglianza era spietata ed era esercitata da “caporali” esterni, retribuiti a cottimo dai padroni, ognuno dei quali sorvegliava e retribuiva a sua volta sette ragazze imponendo loro ritmi massacranti, che spesso erano origine di incidenti. Gli ingressi erano chiusi a chiave per impedire alle lavoranti di lasciare il proprio posto di lavoro, nemmeno per pochi minuti.

La prima Giornata della donna ad essere “ricordata” un 8 marzo fu quella del 1914. Esattamente tre anni dopo ci fu un’altra manifestazione, nella quale le donne della capitale dell’Impero russo, San Pietroburgo, protestarono per chiedere la fine della guerra.
La nascita della Giornata Internazionale della Donna – è questo il nome ufficiale – ebbe in realtà una genesi molto più “ordinaria”, collegata strettamente al clima politico di inizio ‘900, quando la popolazione femminile cominciava ad organizzarsi per reclamare maggiori diritti (tra cui, soprattutto, il diritto al voto).

La data dell’8 marzo venne ufficialmente riconosciuta dall’Onu come giornata dedicata alla donna nel 1975, che fu dichiarato “Anno internazionale delle donne”, e, due anni dopo, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione per istituire una Giornata per i diritti della donna e la pace internazionale, a riconoscimento del ruolo della donna negli sforzi di pace, anche con l’intento di porre fine a ogni discriminazione. Per tale motivo, in questa giornata si ricordano, come si è detto, le conquiste sociali e politiche delle donne, la lotta contro le violenze, le precarie condizioni di lavoro e le diseguaglianze ancora oggi esistenti in molti campi.

Vale la pena ricordare la “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”, solennemente proclamata una prima volta il 7 dicembre 2000 a Nizza e successivamente, in una versione adattata, il 12 dicembre 2007 a Strasburgo da Parlamento, Consiglio e Commissione, che sancisce il principio che “La parità tra donne e uomini deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione” (TITOLO III – Uguaglianza – Art. 23 – Parità tra donne e uomini).

ALCUNI TEMI SCOTTANTI DEI GIORNI NOSTRI:
• Violenza sulle donne (in tutte le sue molteplici declinazioni)
• Non adeguato indice di occupazione femminile
• Difficoltà nella conciliazione vita privata-lavoro
• Divario retributivo di genere
• Problematiche relative alla salute della donna, con poca attenzione alla Medicina di genere
Inevitabile porre l’accento sul ‘problema dei problemi’: la violenza sulle donne.
Infatti, il persistere di comportamenti lesivi della dignità della donna (in tutte le loro forme e modalità espressive) non solo ne evidenzia la drammaticità, che investe aspetti psicologici, umani, sociali, economici, formativo-educativi, nonché giuridici, della sicurezza e, in definitiva, politici, ma dimostra a chiare lettere che le azioni poste in essere ad oggi da Istituzioni e Organismi tutti (pubblici e privati), nonostante l’impegno profuso, risultano marginali e poco incisive in quanto a capacità di penetrazione nella consapevolezza della Comunità.
Nel 2021 il Parlamento europeo ha reiterato l’invito a ratificare la Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere. Tale ‘Piattaforma’, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 7 aprile 2011 ed aperta alla firma l’11 maggio 2011 a Istanbul (Turchia), si propone di prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime ed impedire l’impunità dei colpevoli. È stata firmata da 32 paesi e il 12 marzo 2012 la Turchia è diventata il primo paese a ratificarla.

In Italia, la Camera dei Deputati ha approvato pressoché all’unanimità (un solo astenuto) la ratifica della convenzione in data 28 maggio 2013 e il Senato ha convertito il testo in legge il 19 giugno 2013.
È il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza.

Nell’agosto 2019, su proposta di questa Consulta e la piena adesione e disponibilità del Sig. Prefetto, è stato costituito presso la Prefettura un ‘Tavolo Tecnico interistituzionale’, per strutturare interventi concreti di contrasto alla violenza sulle donne.
lunedì prossimo 8 marzo alle ore 12:30 si terrà, promossa dalla Prefettura, una breve seduta in video-riunione della Conferenza Provinciale Permanente al fine di programmare l’imminente sottoscrizione del Protocollo d’intesa per la promozione di strategie condivise finalizzate alla prevenzione ed al contrasto di questo dramma sociale.
Dott.ssa Giuseppina Pavone
Presidente Consulta Femminile Comune di Ragusa

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