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INTERVISTA A GIUSEPPE ZANELLA EX PARACADUTISTA
29 Ago 2013 07:15
Signor Zanella, Lei ha fatto il militare nei paracadutisti. Perché?
Sono partito militare come tutti i giovani della mia classe, 1940. Destinazione Palermo, in fanteria.
Come fanteria?!
Calma! Questo è l’inizio. Mi hanno semplicemente destinato lì. All’epoca mica si poteva scegliere. Per di più noi veneti (come sa, sono padovano), ci mandavano tutti in fanteria…
Capisco. Prosegua pure…
Finito il C.A.R. (due mesi) poiché ero specializzato in radiotecnica, mi hanno mandato a Roma (Cecchignola), un centro di caserme, dove si apprendevano diverse specializzazioni (meccanici, pontieri, elettricisti, trasmissioni, ecc.). Va detto che a Palermo mi sono trovato molto bene, sia come città che come persone, ho bei ricordi della Sicilia.
Torniamo a Cecchignola…
Il corso è durato sei mesi (e mi permetta di dirle che sono uscito primo su 156). Durante il corso è venuto un ispettore militare e ci ha chiesto chi di noi voleva diventare paracadutista e cambiare corpo. Abbiamo alzato la mano in due e al Celio (Ospedale Militare) abbiamo superato la visita medica. Ma non mi han più detto nulla.
Quindi?
Beh, finito il corso di trasmettitore, mi hanno inviato nei Lagunari al Lido di Venezia, quindi cambiai di nuovo le mostrine.
Insomma da fante a marinaio.
Sì, e sempre nelle trasmissioni. Ma dopo due mesi mi arriva una chiamata dal Ministero con l’ordine di partire immediatamente per Pisa, perché era stata accettata la domanda per il corso ministeriale di paracadutismo. Il corso era molto selettivo e di 70 lo abbiamo superato in 13!
Ma perché diventare paracadutista?
Semplice. Vedere ragazzi della mia età che portavano il brevetto (Mostrina sulla manica) mi domandavo. “Perché io no?!”
Giusto, perché no?!
A vent’anni uno non conosce i propri limiti e vuole arrivare dove altri sono arrivati, anche se il traguardo sembra irraggiungibile. Aggiunga anche un certo grado di incoscienza.
Mi pare di capire che il corso è stato particolarmente difficile…
Sì, e credo di essere riuscito a superarlo solo grazie una grande forza di volontà e desiderio di superare i miei limiti… o quelli che consideravo tali.
Questo Le è servito, poi, nella vita?
Assolutamente, sì. Moltissimo. Perché mi ha insegnato a superare le difficoltà, a soffrire senza lamentarmi e affrontare senza perdermi d’animo le avversità della vita. Io penso, che certe prove superate da ragazzi, rafforzino e temprino il carattere, rendendo l’uomo più maturo e responsabile.
Ma il paracadutismo cos’ è? Inteso come scelta.
Come ho detto prima, era una decisione per misurare i miei limiti, ma anche una passione sportiva.
Sì, ma vorrei sapere che cosa provava a buttarsi nel vuoto.
Una paura pazzesca! Controllata però dalla certezza che tutto sarebbe andato bene anche a garanzia di quello che procedeva il lancio. In altre parole, conoscevo tutti i passaggi e quello che andava fatto.
A parte la paura, quali altre sensazioni?
La parte più emotiva erano gli istanti che precedevano il lancio, perché mille pensieri attraversavano la mente ed erano soprattutto rivolti all’apertura del paracadute e, l’istinto di sopravvivenza, faceva il resto suggerendo di non lanciarsi.
E poi?
Una volta al portellone, che è aperto, ti arriva una manata sulle spalle… e ti lanci nel un vuoto; un tuffo nel nulla e nello stesso tempo nell’assoluto. Attimi infiniti di attesa dell’apertura del paracadute, mentre si precipita, poi ci si trova come appesi nell’infinito e quella è una sensazione meravigliosa, che ti ricompensa di tutte le fatiche e le paure. Si prova la libertà senza limiti. Sei solo con te stesso, appagato e felice.
Deduco che anche dopo il servizio di leva, ha continuato a lanciarsi.
Oh, sì! Ho fatto un corso di paracadutismo a Bologna e ho conseguito il brevetto internazionale.
Perché internazionale?
Così si poteva partecipare a gare e concorsi di paracadutismo anche all’estero.
Non mi dica che Sua moglie l’ha conosciuta facendo paracadutismo!
Certo! Una splendida ragazza che mi ha portato a ben altri lanci, …. e i piedi per terra.
Mi dica una frase per i lettori di RagusaOggi che riassuma questo aspetto della Sua vita.
Siate sempre voi stessi e non arrendetevi alle difficoltà e, soprattutto, abbiate il coraggio di mettervi alla prova.
Mi permetta anche una citazione di un filosofo: “Nessuno deve impedirti di alzarti in punta di piedi e guardare oltre la siepe.”
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