Un passo dopo l’altro, nella bellezza silenziosa della Vallata Santa Domenica. Non è solo una passeggiata, quella in programma domenica 25 maggio a Ragusa. È un gesto corale di presenza, ascolto e compassione. È la “Passeggiata del Sollievo”, cuore pulsante della XXIV Giornata Nazionale del Sollievo promossa dall’ASP di Ragusa e dalla Diocesi: un’occasione di […]
Il nuovo Papa sarà siciliano e si chiamerà Salvatore
08 Mag 2025 08:45
La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola
Non ho mai visto così tante persone fissare un comignolo per ore. Da tutto il mondo. Anche da casa mia. Fumata nera. Ieri sera. Ma siamo fiduciosi. Presto avremus Papam. Ne abbiamo bisogno dopo lo splendido Francesco.
E il prossimo Papa sarà comunque siciliano. Nello spirito. E non potrebbe essere diversamente. Dopo Francesco, Salvatore. Salvo. Perché no? Questo aspro pianeta ha bisogno di un pastore intriso di sicilitudine. Un essere che abita le sponde del Mediterraneo. Le volte del sud più sud del globo. Perché le sfide sono qui. Soprattutto qui.
Essere siciliani significa avere un’identità netta ma universale, appartenere ad un’anima ricca di storia, cultura millennaria e tradizione capace di evoluzione incessante e progresso e autotrascendenza. Un sentimento di appartenenza profondo. Un orgoglio legato alla terra e alla famiglia. Un sentimento che trascende il semplice essere nati in un posto.
La Sicilia risente delle molteplici influenze di diverse culture che hanno lasciato un segno indelebile sulla sua identità sincretica. Un Papa sincretico, ecco. Una guida che unisce. Include. Teologo e conoscitore di tutti gli angoli di Dio.
Un uomo giovane, avvolto in una veste di mille colori, costumi, feste, musica e balli. Un Papa che sa danzare.
Un cittadino che si esprime in un dialetto espressivo di esempi di luce chiara. Un latino molto siculo. Un latino per tutti i semplici. E i filosofi.
Un attento conoscitore della cucina siciliana, rinomata in tutto il mondo per i suoi sapori unici di tutte le cose del Creato.
Un uomo che è un abbraccio di pura accoglienza e incondizionata generosità.
Uno sguardo infiammato dalla focosità e dalla passione nel pretendere la pace e incendiario nel difendere gli ultimi e i fragili.
Un individuo unico che, come i siciliani, è fiero della sua identità e non di rado sente di essere diverso dagli altri terrestri.
Un padre che è riflesso di una cultura complessa, contorta, prismatica, di mille contraddizioni. Una madre tenera che è siciliana e sarà in eterno siciliana ovunque.
Una omelia che è come una terra che non si scorda. Una parola che ti attraversa ed entra dentro fino a contagiarti di pura bellezza e poesia.
Un genio che è greco antico e medievale e arabo-berbero e sicano e normanno ad un tempo.
Un conclave aperto come un ossimoro. Un conclave senza chiavi. In trasparenza e sorriso. Che seduce in modo totalizzante. Come granita e frutta di stagione, malizia e ingegno, gattopardi e agrumi e vini buoni. Che sanno di mosto.
Un Pastore siciliano è un destino. Un Papa siciliano è anche malinconico, talvolta infelice, perennemente insoddisfatto. Oppresso secondo lo spartito della storia. Insofferente ai canoni e alle liturgie della forma, ma esteta e amante del bello.
Essere un Papa siciliano significa essere eretico ma nella saggezza di una comunità, moderno e spirituale e francescano nell’ispirare una rivoluzione sull’onda di una deliziosa anarchia.
Salvatore, Salvo, perché no? Un nome che sarebbe un auspicio per tutto il sistema solare.
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