Il Cioccolato di Modica… senza Modica. Polemiche su “Mi manda Raitre” che mette sotto accusa la famosa tavoletta igp

Il celebre Cioccolato di Modica IGP è finito al centro di un lungo servizio della trasmissione Mi manda Raitre, stamani in onda, che ha messo in dubbio quanta “Modica” ci sia davvero in questa famosa tavoletta. La domanda che ha guidato il servizio è semplice e provocatoria: se il cacao arriva da Sud America o Africa e lo zucchero non è certo siciliano, perché si chiama “cioccolato di Modica”?

Durante il programma sono stati messi in evidenza diversi aspetti poco noti ai consumatori. La massa di cacao utilizzata dalla maggior parte dei produttori proviene da paesi lontani, mentre qualcuno lavora direttamente le fave di cacao, tostandole e trasformandole in pasta amara. Altri, invece, acquistano blocchi di massa già pronta, a cui aggiungono soltanto lo zucchero. In più alcuni fanno una produzione artigianale altri una produzione più industriale ,con macchinari automatici che nei fatti tolgono anche la classica battitura delle tavolette. E non sempre la massa di cacao che arriva da alcuni Paesi del mondo è di grande qualità o comunque non propriamente garantita. C’è stato perfino il racconto di chi, aprendo un lotto di massa importata, ha trovato pezzi di plastica, con la conseguente sospensione immediata della produzione.

Il direttore del Consorzio che tutela il marchio IGP, Antonino Scivoletto, ha difeso le regole, ricordando che il disciplinare è chiaro: ciò che conta è il metodo, oltre a massa di cacao e zucchero. L’unicità non risiede nella coltivazione delle materie prime ma nella ricetta. È la lavorazione a freddo, con temperature che non superano i 50 gradi, a garantire la caratteristica granulosità del prodotto, in cui zucchero e pasta di cacao non si fondono completamente. Questa tecnica, che a Modica si tramanda da generazioni, è il vero cuore dell’IGP, dice Scivoletto.

Non mancano però le voci critiche, anche tra i nomi storici del cioccolato modicano. Alcuni produttori scelgono di non aderire al Consorzio, preferendo percorsi indipendenti e metodi artigianali che, a loro avviso, meglio rappresentano la tradizione. C’è chi tosta le proprie fave selezionate, chi lavora piccole quantità per garantire controllo assoluto, rifiutando l’idea che un marchio possa definire l’autenticità.

La discussione si allarga così a una questione più profonda: cosa significa davvero “prodotto di Modica”? Per l’IGP basta che il cioccolato sia realizzato in città seguendo la ricetta storica. Ma molti consumatori, sentendo quel nome, magari immaginano materie prime locali e filiere corte.

La polemica non riguarda solo Modica: la trasmissione ha toccato anche altri prodotti tipici siciliani, come il pistacchio di Bronte, sollevando dubbi sulla possibilità di soddisfare una domanda globale con la produzione limitata del territorio.

Resta quindi una riflessione aperta. L’identità di un cibo tradizionale sta nelle sue materie prime o nel sapere che lo trasforma? Il Cioccolato di Modica continua a essere unico per il suo gusto e la sua lavorazione a freddo, ma la sfida, oggi più che mai, è spiegare chiaramente, e magari con più evidenza, ai consumatori che la parola “Modica” racconta una storia di maestria e cultura, non di piantagioni locali di cacao.

PER RIVEDERE LA PUNTATA CLICCA QUI

https://www.raiplay.it/video/2025/09/Mi-manda-Raitre—Puntata-del-28092025-451d398f-f792-44c8-9d1e-96a6982c8c33.html?wt_mc=2.www.cpy.raiplay_vid_MimandaRaiTre.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it