“IL CANE DA MANNARA” TRA CRISTALLI, TAPPETI E PORCELLANE.

“Salviamo il cane da mannara”. L’appello lanciato da Florindo Arengi, un veterinario di Enna, ha un che di ossimorico, di strano,  se lanciato all’interno della galleria Fiaba, in uno scenario sfavillante e magico  di specchi, cristalli e raffinate  porcellane; sembra una provocazione, non si parla certo del cane da salotto o da compagnia, quello  con il cappottino comprato in negozio o portato a spasso dalla padroncina dentro un marsupio, quei cani che, per affetto sicuramente, vengono privati della loro natura per diventare delle tragiche proiezioni di fantasie e bisogni umani. Bellissimo paradosso l’avere scelto un contesto da design per fare risaltare  la preziosità del cane da mannara, una specie ormai in estinzione, se, come denuncia l’autore, ne rimangono in Sicilia solo 90 esemplari. Arengi trasforma il suo grido d’allarme in un fatto culturale, e nel presentare il suo libro, “percorre un arco temporale di tremila anni e lo fa in maniera multidisciplinare riuscendo a far convivere scienza e arte, preistoria e umanesimo”. Come si legge nelle riviste specializzate, il cane di Mannara ha una storia millenaria le cui origini sembrano risalire all’età del bronzo. La sua conservazione, da secoli, è stata affidata ai pastori siciliani, che ne hanno preservato le tipicità morfologiche, caratteriali e attitudinali. Nel 1935, con la scomparsa ufficiale del lupo dalle terre siciliane, inizia la decadenza per questa antica razza, che subisce negli anni anche la moda dei cani “esteri”, con cui spesso è stata incrociata. Purtroppo, sostiene l’Arengi il fatto che non vi sia  stato un tempestivo riconoscimento ufficiale della razza, definita dal noto etologo Danilo Mainardi, una riserva della memoria, ha fatto sì che la possibilità di recuperarla si sia ormai ridotta ad una speranza di difficile realizzazione. Dagli anni Ottanta, per salvare questo animale dall’estinzione, lo studioso veterinario ha creato con un gruppo di cinofili di livello internazionale l’associazione “Sammannara”  e con essi sta  lavorando ad un progetto da inserire nel programma di sviluppo rurale 2014-2020 anche per incentivare gli allevatori di gregge a continuare a mantenere nelle aziende questi splendidi esemplari di cani. Salvare il cane da mannara significa salvare una parte di storia della nostra terra, la storia più antica, la più povera, quella che si accompagna alla nostra storia contadina in cui sono radicate le nostre origini.

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it