I pannicelli caldi del Sindaco di Comiso dopo la chiusura della Rsa e l’oculistica riportata a Vittoria.

Il sindaco di Comiso, Maria Rita Schembari, ha voluto fare chiarezza su alcune questioni riguardanti l’ospedale di Comiso, che stanno creando allarmismo soprattutto tra le persone meno informate, come sostiene lei. Ha spiegato che i progetti relativi alla sanità e le decisioni sulle strutture ospedaliere sono il risultato della programmazione a livello nazionale e regionale dell’Azienda Ospedaliera, e non hanno nulla a che fare con la politica. Ha anche sottolineato che da anni esistono i distretti sanitari che offrono maggiori specializzazioni nelle varie strutture, invece dei nosocomi “cittadini”.

Inoltre, ha precisato che il reparto di oculistica si trovava già a Vittoria da più di un decennio, e che il trasferimento a Comiso era stato effettuato durante il periodo più critico della pandemia da Covid. Ora che la situazione è tornata quasi alla normalità, il reparto di oculistica è stato riportato a Vittoria. Ha poi affrontato anche la questione della chiusura temporanea del RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale) di Comiso da parte dei NAS (Nuclei Antisofisticazione), sottolineando che oltre alle infiltrazioni d’acqua riscontrate, c’era anche la necessità di un riordino generale degli atti e dei documenti. Ha confermato che il centro kasmeneo sarà riaperto e fruibile entro il mese di gennaio, probabilmente subito dopo l’Epifania. Ha concluso chiedendosi “cui prodest”, ovvero a chi giova, generare allarmismo su questioni note e risapute da tempo, soprattutto nell’ambito della politica locale.

L’intervento del Sindaco di Comiso è tecnicamente ineccepibile. Non ha detto nulla di sbagliato, peccato però che il Sindaco dimentica sempre di avere anche un ruolo politico in città e non solo asetticamente amministrativo, dietro il quale si barrica. Come esponente politico avrebbe avuto il dovere di evitare la chiusura della Rsa, conoscendone tutti i limiti che presto si sarebbero rivelati, come accaduto, determinanti per la chiusura. E sempre come esponente politico avrebbe dovuto insorgere contro l’Asp che ha ritardato gli interventi di recupero che andavano effettuati per evitare la chiusura. Non poteva non sapere. Insomma avrebbe dovuto fare il suo dovere di massimo responsabile della salute pubblica in città ed a nostro avviso non l’ha fatto. Adesso le sue giustificazioni ci sembrano soltanto dei pannicelli caldi.

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