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I GIARDINI DI PLASTICA. I GIARDINI BALTIMORA
13 Set 2014 17:30
Carignano è un quartiere residenziale del centro di Genova, anticamente faceva parte del sestiere di Portoria, una delle sei suddivisioni amministrative che formavano la città di Genova.
Strategicamente situato sul colle omonimo, il Colle di Carignano, l’ultima propaggine della cerchia collinare che racchiude il centro storico. A nord domina il Bisagno, mentre a sud, prima della realizzazione del quartiere fieristico, si affacciava direttamente sul mare.
Sul colle, un tempo poco popolato ed appartato, sorgevano conventi e ville patrizie. La sua urbanizzazione, che risale alla seconda metà dell’Ottocento, ha trasformato la zona in uno dei quartieri residenziali di Genova più eleganti e di maggior pregio, insieme ad Albaro e Castelletto.
Immersi in questa elegante zona abitativa sorgono i, così detti, Giardini Baltimora, da anni ribattezzati “Giardini di Plastica”, uno di quei pochi spazi pubblici regalati alla città di Genova, morfologicamente allungata tra il mare e le montagne.
Da oltre dieci anni il Comune tenta progetti di riqualificazione urbanistica in questo spazio, dove un tempo sorgeva la casa di Paganini e la cui genesi urbanistica è legata ai grandi interventi urbanistici degli anni ’70, che hanno portato allo sventramento di una vasta porzione del tessuto medievale.
Lasciato per anni al degrado, questo spazio era diventato ritrovo perfetto per la vendita e l’uso dell’eroina.
“I problemi che attualmente presentano i giardini Baltimora sono molteplici e derivano da decenni di incuria e manutenzione insufficiente, a cui si intrecciano lo scarso utilizzo da parte degli abitanti, spesso un mero passaggio limitato solo ad alcune ore del giorno, e alcune caratteristiche strutturali dello spazio.”
Questo il motivo principale che ha spinto i cittadini a sollecitare l’amministrazione a intervenire realmente.
Un articolo di Era Superba, del 27 maggio 2003, a firma Marta Traverso, spiega nei dettagli la genesi del programma di intervento, e qui lo riporto, riassumendovi le parti più significative:
“2003: il Comune di Genova affida agli architetti Susanna Bordoni e Michele Pisano la stesura di un progetto di riqualificazione dei Giardini Baltimora.
Il piano sarà realizzato in maniera congiunta con gli abitanti del quartiere di Sarzano e il corso di laurea in Architettura del Paesaggio dell’Università di Genova.
2006: il progetto ottiene un finanziamento di 200.000 €, stanziati complessivamente da Regione Liguria, Aster e Fondazione Carige
25 settembre 2007: il Comune di Genova approva le linee guida del Piano Urbanistico Comunale, tra le cui voci di obiettivi si legge «Struttura polisportiva con copertura a verde nei Giardini Baltimora con sottostanti parcheggi per residenti e fruitori».
Due mesi dopo iniziano i lavori nei Giardini Baltimora, anche se la riduzione dei finanziamenti ai singoli Municipi pone seri dubbi sulla prosecuzione a lungo termine. Con il passare dei mesi e degli anni, pur avendo portato a termine alcuni degli ambiti del progetto, la manutenzione ordinaria dei sentieri e delle aree verdi è al palo.
Novembre 2008: il Comune di Genova, tramite Urban Lab, affida a due architetti di Mosca – Ekaterina Rumyantseva e Liudmila Sidorkevich – la stesura di un nuovo progetto per i Giardini Baltimora. Le due ragazze (rispettivamente 24 e 26 anni) rimarranno a Genova fino a gennaio 2009 per lavorare con il team coordinato da Renzo Piano, che tendenzialmente riprende le linee del progetto precedente”.
In generale da quel momento e fino all’anno scorso, le problematiche sono rimaste tendenzialmente le stesse: La scarsa visibilità degli accessi e la mancanza di una segnaletica adeguata ne rendono difficoltoso il raggiungimento e l’attraversamento per chi non conosce bene la zona e i percorsi. A ciò si aggiunga che in passato i giardini sono stati uno tra i luoghi cittadini più utilizzati dai tossicodipendenti, e ancora adesso si verificano casi di consumo di droghe e di soggiorno notturno di persone senza dimora. Tutto ciò ha contribuito a creare la percezione di uno spazio poco attraente, sporco e pericoloso, spesso senza che se ne conoscano in modo diretto gli ambienti e le potenzialità.
Andrea Bosio e Paolo Spoltore, rispettivamente architetto e perito agrario, in collaborazione con il gruppo Splace, hanno avuto dal Municipio Centro Est l’affidamento della manutenzione e sorveglianza dei Giardini.
La loro iniziativa, denominata Down Plastic Town si è posta l’ambizioso obbiettivo di riscattare questo luogo dall’abbandono e dal degrado, anche sensibilizzando e coinvolgendo i cittadini.
La copertura economica del programma è stata pensata in relazione all’articolazione in fasi. Per la prima fase e la seconda fase si farà riferimento a bandi di finanziamento a livello locale (Circoscrizione, Comune, Provincia, Fondazioni Bancarie), per la terza fase si prevede l’accesso a bandi a livello regionale, nazionale o europeo. Dalla seconda fase si immagina anche la possibilità di accedere a risorse provenienti dal settore privato: sponsorizzazioni, partnership, offerte volontarie.
Down Plastic Town si pone obbiettivi specifici, senza mai abbandonarsi alla sua natura in continuo divenire, aperto a proposte e contributi.
Come giustamente ci ricorda la collega Traverso
“Il rilancio dei Giardini Baltimora è molto importante soprattutto per la collocazione geografica dell’area, vicinissima a numerosi punti “strategici” del turismo genovese quali centro città, centro storico e Porto Antico, oltre che a luoghi di grande passaggio quotidiano come la Facoltà di Architettura e gli uffici della Regione in via Fieschi”
I cittadini che pian paino hanno collaborato al progetto, non solo si sono sempre più accresciuti nel tempo, ma si sono poi riunitosi nell’Associazione Giardini di Plastica.
Alla penna di Era Superba, raccontano: “dall’estate 2013 il parco è diventato un luogo di musica e cultura, con la prima edizione di CRESTA e il nostro primo intervento più incisivo, la scritta bianca che sovrasta il pratone. Poi ci sono state due grandi azioni di pulizia promosse dall’Associazione che hanno migliorato notevolmente l’aspetto del parco.
Questa estate è stata ancora più ricca di eventi: grazie a CRESTA, alle nostre giornate di pulizia, Yoga e Contact e al progetto artistico Di Palo in Frasca che ha visto la decorazione di una parte del parco da parte dell’artista Gianluca Sturmann.
Un nuovo interesse da parte del Comune è visibile anche nei lavori, alcuni conclusi altri da iniziare, per migliorare la viabilità e l’accesso ai disabili che hanno permesso di portare anche la corrente elettrica nel parco a servizio degli eventi. Il Municipio I Centro Est ha stipulato con noi una convenzione atipica, sperimentale rispetto a quella di affido del verde, che permette all’Associazione maggiori libertà di azione sull’area, come la possibilità di sperimentare arredi urbani temporanei, di proporre eventi ed azioni artistiche o di avere cura del verde. Ora chiediamo a chi amministra il territorio di creare un programma serio che unisca i diversi soggetti pubblici interessati”.
Quello che queste persone stanno facendo, dedicandovi anima e corpo, tempo e costanza, è la dimostrazione di come non si debba attendere un intervento dall’alto per “cambiare le cose”. Che sia chiaro, un intervento che dovrebbe essere automatico e scontato in una società rivolta al settore pubblico, al tanto acclamato Welfare State, ma dal momento che più sovente esso tende a non intervenire se non per se stesso e per la difesa dei propri loschi intrighi, invece che lamentarsi, sbuffare e arrendersi, dimostrano quanto sia importante rimboccarsi le maniche, solo ed esclusivamente, per quel noi sociale, pubblico e cittadino. Di quel pubblico e cittadino che fa della politica un fatto di concretezza.
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