I FUNERALI A SCICLI DEI TREDICI MIGRANTI ANNEGATI A SAMPIERI

 “Accoglieteci, vi prego”. Il prete cristiano copto alterna l’eritreo all’italiano durante la cerimonia interreligiosa che ha celebrato le esequie dei 13 migranti eritrei morti il 30 settembre a Sampieri. “Voi non sapete quale calvario vivono questi nostri fratelli. Per mesi, venduti, come schiavi, come oggetti, da un mercante a un altro, attraverso il deserto, fino alla Libia. La Libia. E’ l’inferno, la Libia. Poi attraversano il mare, lasciano la fame, la guerra, una vita incerta, per trovare la morta certa a pochi metri dalla battigia”. Ad ascoltarlo il sottosegretario agli Interni Manzione, il Prefetto Vardè, visibilmente commosso, il Questore Gammino, il sindaco Susino, i vertici delle forze dell’ordine, tante persone comuni, studenti boy scout. A funerali iniziato arrivano alcuni parenti delle vittime, dalla Norvegia, dalla Germania, eritrei che si sono emancipati e che attendevano chi il fratello, chi il figlio, al di qua del Mediterraneo. Gridano, piangono, ripetono alcune sillabe in maniera ossessiva. Sono i nomi dei loro cari, e una sola domanda. Dio, perché lo permetti?

“Il mare nella Bibbia è associato spesso al male”, dice Padre la China, che officia il rito cattolico delle esequie. E legge il passo del Vangelo ambientato nel lago di Tiberiade: “Si sollevò un forte vento e il mare si ingrossò. Gli apostoli avevano già remato per diversi chilometri, quando scorsero Gesù camminare sul mare e accostarsi alla barca. Ne ebbero paura. Ma egli disse: Sono io, non temete”.

Il sottosegretario agli Interni Manzione porta il cordoglio del Presidente della Repubblica e di Enrico Letta: “Oggi è il giorno del silenzio, non avrei voluto parlare. Ma da uomo di fede e delle istituzioni credo che vi sia una speranza in un mondo migliore per questi ragazzi che ci hanno lasciati. A noi il compito di garantire condizioni di vita possibili per coloro che si trovano oltre il Mediterraneo e per quanti rischiano la morte pur di sfuggire a regimi oppressivi”.

Intervengono i parenti dei migranti morti: “Grazie di cuore, Dio vi benedica. Vi chiediamo, per i quattro nostri fratelli di fede musulmana la possibilità di seppellirli nel cimitero di musulmano di Ibla”. Una richiesta che il sindaco di Ragusa, presente alle esequie, ha preso impegno di esaudire. 

 

 

 

 

 

 

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