GIORNATA DIOCESANA PER LA VITA

 

“Chi ama la vita, non la toglie ma la dona, non se ne appropria ma la mette a servizio degli altri”. E’ il messaggio lanciato ieri in occasione della celebrazione della 39esima edizione della “Giornata diocesana per la vita” promossa dagli uffici per la Pastorale della salute e per la Pastorale familiare con il Centro aiuto alla vita e la Consulta delle aggregazioni laicali. Ieri mattina, in particolare, il vescovo Carmelo Cuttitta ha visitato, nei reparti di Neonatologia e Ostetricia degli ospedali Maria Paternò Arezzo di Ragusa e Guzzardi di Vittoria, i neonati assieme ai loro genitori. Il vescovo Cuttitta ha dunque voluto lanciare un chiaro messaggio, sulla stessa lunghezza d’onda di quanto detto da Papa Francesco all’Angelus, per salutare la vita che nasce, che sboccia e va difesa. Ieri mattina, inoltre, è stata celebrata in cappella all’ospedale Civile una santa messa per ‘‘Le Vite spezzate”. A presiedere la funzione religiosa il direttore della Pastorale per la salute, don Giorgio Occhipinti. Quest’ultimo, assieme al maresciallo del comando dei carabinieri di Ragusa, Ezio Mancini, ha acceso il cero votivo alla Madonna di Lourdes. “Ho voluto inserire questo contesto importante – ha spiegato don Occhipinti – perché la Vita va custodita con tutti i mezzi possibili.  Dinanzi a certi eventi rimaniamo profondamente turbati e sconcertati: anziani che subiscono violenza e spesso uccisi nelle loro abitazioni, figli che uccidono i genitori per motivi molte volte banali, genitori che uccidono i loro figli, vite spezzate da tragedie come terremoti, valanghe di neve, incidenti (spesso vittime giovanissime), malattie che non perdonano e mietono vittime anche giovani. A ciò si aggiunge anche la decisione di porre fine alla propria vita con il suicidio. Quanti interrogativi senza risposta. Riguardo agli omicidi facili e ai suicidi, parlerei di “disagio esistenziale” che molte persone vivono. Di solito è un “periodo”, un “passaggio” tra due fasi di vita, come quella che porta alla maturità attraverso la dolorosa presa di coscienza che certi sogni e desideri dell’adolescenza non sono stati realizzati, forse perché oggettivamente sproporzionati, forse per circostanze avverse. Non può, perciò, che essere un passaggio doloroso. Non dobbiamo neppure dimenticare il bullismo e il cyberbullismo, quello che circola nei social network e che spesso mette a repentaglio la vita degli altri con post che mettono alla berlina e al ridicolo i cosiddetti “più deboli” (in realtà il vero debole è colui che pratica bullismo o stalking) che non riesce a contenere i suoi disagi ricorrendo alla violenza”. Il “disagio” non è affatto cosa semplice, soprattutto fino a quando non se ne comprendono le cause. Spesso lo si esprime con parole e frasi “più dense”, come “disperazione”, “angoscia”, “depressione”, sino ad arrivare ad atti estremi. Bisogna avere la forza e il coraggio di chiedere aiuto e di lasciarsi aiutare”. Molto partecipata anche la Marcia della vita tenutasi sabato pomeriggio con partenza da piazza Caduti di Nassirya, dinanzi alla sede dell’ospedale Civile. Toccanti, inoltre, le testimonianze del Cav che è stato possibile ascoltare in Cattedrale prima della santa messa presieduta dal vicario generale della diocesi, don Roberto Asta.

 

 

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