Dibattito aperto sulle mancate giornate del Fai a Scicli. Come stanno veramente le cose?

L’indiscutibile successo delle giornate di primavera del FAI 2023, a Ragusa e Modica, ha rischiato di essere “oscurato” dalla polemica nata a Scicli dove l’ultimo evento FAI si è tenuto nel 2019 e dove dal gennaio del 2022 non esiste un soggetto strutturato per organizzare e perseguire le finalità del Fondo Ambiente Italiano. Quindi nessuna esclusione a monte, nessun disimpegno dell’ente locale estraneo alle dinamiche di un mondo, quello del FAI, che pone le sue forze interamente sul volontariato vero e puro. Forse, se colpe oggi si debbono ricercare, ci sarebbe da guardare ai cinque anni di assenza dal campo.

Lontani sono i tempi in cui approdò anche a Scicli il Fondo Ambiente Italiano.

Era il 2009 quando è stata inaugurata la sezione FAI in città. Capo delegazione FAI Ragusa era Francesco Arezzo e Rosalba Bellassai Vindigni, capo delegazione Fai di Scicli. Al fianco di quest’ultima un direttivo composto da Giuseppe Morana, Rovena Giannone, Giuseppe Savà, Salvatore Giacchino, Don Antonio Sparacino, Salvatore Emmolo, Viviana Pitrolo e Franco Vindigni. Il Punto FAI era presso la galleria d’arte Koinè in via Francesco Mormina Penna, salotto storico della città e bene Unesco. Supporters maximi, per anni, sono stati l’Istituto di Istruzione superiore “Quintino Cataudella” e la scuola media inferiore “Lipparini” che, con circa 100 studenti-ciceroni sul campo, hanno garantito il servizio di accompagnamento e visita ai luoghi, ogniqualvolta scelti per le giornate di primavera o per le aperture autunnali. Al FAI il merito di aver fatto tanto per la città di Scicli facendola conoscere fuori dai confini ristretti di un profondo sud così come ha fatto il fenomeno Montalbano. Ma quei tempi d’oro pian piano sono scemati lasciando che entrassero in campo giovani talentuosi. Giovani che sono riusciti a creare una rete di conoscenze e di approfondimenti culturali da non fare invidia a nessuno, da non lasciare spazio a nostalgie e che, soprattutto, sanno raccontare un territorio prezioso.

Questi giovani, negli ultimi anni in campo 365 giorni su 365, meriterebbero il nome di “avanguardisti” della cultura.

Sono i giovani dell’associazione culturale “Tanit”, i giovani del “Fondo di documentazione e studi storici”, i giovani di associazioni culturali che stanno seminando il loro sapere in città offrendolo al comparto del turismo moderno. Sono anche singoli giovani che amano l’arte, la studiano, la conoscono e la trasmettono. “Nulla da contestare al lavoro che il FAI ha svolto in passato a Scicli. In un momento storico in cui la cultura era solo volontariato e non esistevano strumenti come alternanza scuola lavoro o il liceo turistico, il FAI è stato capace di avvicinare la mia generazione al mondo del turismo culturale e di educarci alla consapevolezza di quanto importante sia ciò che abbiamo – scrive sul suo profilo fb, Roberta Ficili – oggi in una città che conta innumerevoli associazioni capaci di gestire, con sforzi non indifferenti, siti culturali a livelli assolutamente professionali e capaci di creare ogni giorno l’occasione per valorizzare nuovi luoghi e porre l’attenzione su emergenze e abbandoni, occorre ancora qualcuno che ci faccia scoprire Scicli? La mia vuole essere una riflessione sociale proposta da chi è coinvolto attivamente e purtroppo con meno tempo di quanto non vorrebbe”.

In una città che ha tutte le forze per poter veicolare cultura e turismo l’Amministrazione Marino ha avviato la strada del confronto, dell’ascolto creando un tavolo tematico con le associazioni culturali per un percorso di sviluppo

“Sorprende che negli anni scorsi non si sia vista l’assenza del FAI – spiega l’esperto alla cultura Elio Tasca – l’amministrazione Marino ha interesse a che il presidio del FAI torni a essere presente a Scicli. In queste ore è al lavoro per favorire la nascita di un gruppo di persone che si impegnino nel recupero dell’esperienza del FAI. Il Comune è al fianco delle associazioni culturali ed i tavoli tematici, recentemente istituiti, ne sono una testimonianza tangibile”. In questo c’è la barra dritta: quella che nessuna finalità politica può essere associata alla ricostituzione di un soggetto FAI in città. Ne va il bene della città e del suo ricco patrimonio che sta riuscendo, negli ultimi anni, a fare sentire meno il dolore di un settore in sofferenza, quale quello dell’agricoltura che ha portato ricchezza al territorio fin dagli anni Sessanta del secolo scorso, gli anni dell’Oro verde. Che, ora, non ci sono più.

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