Cresce l’export della Sicilia, tranne per carburanti e chimici. La Sicilia verso la transizione ecologica. I dati su Ragusa

Il panorama delle esportazioni della manifattura siciliana ha vissuto un cambiamento significativo, superando per la prima volta il 50% del valore dell’export dei prodotti petroliferi raffinati, che storicamente rappresentavano la maggior parte delle esportazioni dell’Isola. Questo risultato è avvenuto nonostante un contesto internazionale sfavorevole, caratterizzato da vari fattori negativi come guerre, tassi di cambio sfavorevoli e calo della domanda di carburanti e prodotti chimici.

Secondo l’analisi condotta dall’Osservatorio economico di Unioncamere Sicilia, nel terzo trimestre di quest’anno, l’export della Sicilia è cresciuto in tutti i settori tranne nei prodotti petroliferi raffinati e nei prodotti chimici. Questo ha portato ad un’apparente diminuzione complessiva del 16,72% dell’export regionale, che è sceso da 12,4 a 10,3 miliardi di euro. Tuttavia, escludendo i settori influenzati, il resto dei settori ha registrato un saldo positivo di 157 milioni di euro (+4,75%), crescendo da 3,23 a 3,39 miliardi.

Settori come l’energia (petrolio greggio, gas naturale, carbone), macchinari, apparecchi elettrici, prodotti del trattamento dei rifiuti, minerali metalliferi, prodotti della silvicoltura e altri servizi hanno segnato incrementi notevoli nelle esportazioni siciliane.

Coerentemente con questo scenario, è aumentato l’export di tutte le province siciliane, tranne le tre condizionate dalle attività di raffinazione: Siracusa, -26,91%, Messina, -10,69%, Ragusa, -15,53%.
Tutte le altre riportano una percentuale positiva: Catania, +9,56%; Trapani, +24,96%; Palermo, +12,67%; Agrigento, +35,76%; Caltanissetta, +63,90%; Enna, +93,85%.

L’ANALISI DEI DATI

“L’analisi dei dati – commenta Pino Pace, presidente di Unioncamere Sicilia – conferma che l’economia siciliana ha decisamente imboccato la strada della transizione ecologica e digitale e che è possibile costruire un modello di sviluppo alternativo al petrolio e basato sulla decarbonizzazione, investendo sul turismo tutto l’anno, sulla produzione agroalimentare, sulla mobilità green e sulle fonti alternative, sulle
nuove tecnologie a servizio di una manifattura sempre più attrattiva”.
“Nonostante la siccità e gli incendi – aggiunge Santa Vaccaro, segretario generale di Unioncamere Sicilia – c’è una incoraggiante ripresa dell’export dell’agricoltura (+7,55%), nonché della pesca (+11,21%) grazie all’aumento della domanda dai mercati del Nord e alle innovazioni nel settore della trasformazione del pescato. Bene anche la vendita di legno, carta e loro prodotti (+3,15%). Tutti segnali di un ritorno in chiave innovativa e competitiva alle attività legate alla natura, che è la prima risorsa della nostra Isola”.

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