CERRUTO: VOGLIAMO ESSERE EUROPA MA SIAMO PAESI ARABI

“Noi vogliamo essere Europa e poi ci comportiamo da paesi Arabi” è la denuncia di Cerruto a proposito dell’apertura domenicale a Ragusa. Ancora una volta si è voluto perdere un’occasione a favore delle attività commerciali, piccoli e grandi, del nostro territorio e favorire le altre realtà limitrofe penalizzando la nostra produttività di lavoro e portando fuori del territorio le nostre risorse economiche.

La decisione di non aprire nelle giornate festive, sfruttando la proroga dell’Assessore Regionale che fino al 15 marzo e per tutto il mese di febbraio le città d’arte avrebbero potuto usufruire di una deroga,  non ha fatto altro che incrementare il day-shopping verso i grossi centri commerciali delle province limitrofe, dove assistiamo vere e proprie partenze organizzate per fare shopping.

E rimane l’amarezza di tutti, a partire dai nostri commercianti che lamentano la crisi del settore, la crisi economica, la crisi del potere d’acquisto, ma con la consapevolezza che sono i consumatori a gestire il commercio e non può essere la determina sindacale a decidere gli acquisti a Ragusa o altrove. Tu chiudi ed io vado altrove. Non si può attribuire la scelta di chiudere ad un fatto meramente di costi. Occorre prendere atto che il mercato è cambiato, la liberalizzazione ha favorito e favorisce i consumatori che ne traggono vantaggi.

Allora la scelta che dovranno avviare i piccoli commercianti compresi quelli del centro storico è quella di associarsi e creare quei centri commerciali naturali per combattere la concorrenza. Il mercato è spietato o i piccoli diventano forti o saranno inghiottiti dal mercato della concorrenza. La legge del mercato non conosce confini. Ormai la cultura dei consumatori è così avanti che i commercianti devono “correre” per stare a passo con i tempi. Assistiamo al mercato on-line che si sta diffondendo per gli acquisti su internet. Quale sarà allora la prossima battaglia, contro di chi?

In un modo sempre più globalizzato, occorre sempre più una mentalità di manager, di commerciante che sappia cogliere i momenti del cambiamento. Mettiamo da parte pregiudizi ed interessi che ledano quelli più in generale del nostro territorio, della nostra economia e lasciamo al consumatore di decidere le sorti del commerciante, perché è Lui unico arbitro di questa partita. Oggi, per le cose dette, ritengo che i commercianti hanno perso la partita.

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Caro presidente per quel che può valere il nostro parere la pensiamo al 99,99% come lei e, purtroppo, i commercianti ancora non hanno capito che si devono aggiornare. Faccio una proposta provocatoria: chiudiamo i ristoranti la domenica (e magari il sabato sera)!

 

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