ARCHEOLOGIA SUBACQUEA, IL PASSATO SOMMERSO

Una delle cose di cui certamente la Sicilia può andare fiera è il fatto di essere uno scrigno di tesori. Chi infatti in epoche ormai lontane ha abitato questa meravigliosa terra, o chi di qua era solo di passaggio, ha lasciato ai posteri un’eredità di grande valore. In tanti siti archeologici sono stati ritrovati reperti antichissimi, e ciò che affascina è che non è solo la terra ferma ad esserne custode, ma anche il mare.

Con l’inizio della stagione estiva molti appassionati del mondo sommerso s’interessano all’archeologia subacquea, una disciplina che se praticata nelle nostre acque potrebbe portare a nuove scoperte. Nel tempo sono stati appunto individuati diversi relitti antichi nella costa ragusana che va dal Dirillo fino ai Pantani Longarini, includendo Camarina, Punta secca, Spinasanta, Cirica e Isola dei Porri.

Ricercare reperti archeologici è però vietato dalla legge quadro Urbani del 2004 che include anche le precedenti. Ogni subacqueo interessato alla salvaguardia dei beni archeologici dev’essere quindi informato sul da farsi nel caso in cui s’imbattesse casualmente in un reperto sommerso.

Maurizio Buggea , responsabile nazionale UISP (Lega attività subacquee) consiglia per prima cosa di non spostare il reperto dalla sua posizione originale.

Dopo essere tornati in superficie, posizionarsi sulla verticale del reperto e prendere le mire a terra. Una volta tornati,  entro 24 ore informare la Soprintendenza del mare e la Capitaneria di porto, oppure Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza o ancora il Sindaco. Poi riportare sul punto la Soprintendenza del mare.

Poche ma importanti dritte per permettere ai nostri occhi di ammirare qualcosa che forse sarebbe rimasta per sempre nascosta nel fondo del mare. Tra l’altro la legge prevede anche un premio di rinvenimento.

Ci sono delle aree però in cui se ci s’immerge per qualunque motivo più che un premio si rischia di subire una denuncia penale. La Capitaneria di Porto di Pozzallo ha emanato delle ordinanze che vietano l’immersione e attività di ancoraggio e pesca nelle zone di Camarina  tra le due foci Oanis ed Ippari , quella dei cannoni di Cammarana. A Punta secca  nella zona del Palmento e dietro il molo del porticciolo, intorno all’ Isola dei Porri.

Sarebbe interessante però, turisticamente parlando, studiare con la Soprintendenza del mare dei percorsi, guidati magari da “diving” autorizzati, ovvero strutture turistiche che accompagnano subacquei brevettati sui luoghi di immersione. Un’iniziativa che potrebbe affascinare e servire a far conoscere la bellezza e le caratteristiche morfologiche di questa zona del Mar Mediterraneo. 

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