Acqua: Istat certifica le riduzioni a Ragusa

A Ragusa, nel 2021, il servizio idrico è stato ridotto per 60 giorni e sospeso per 15, per fascia oraria a circa 10.000 persone, pari al 13,8% dei residenti.

La statistica


E’ l’unico passaggio che l’Istat riserva al nostro territorio nelle statistiche sull’Acqua, relative agli anni 2020-2022, pubblicato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua che ricorre oggi. Si tratta di un rapporto esaustivo sullo stato della distribuzione dell’acqua, dei servizi annessi e sulle abitudini dei cittadini-consumatori.
Nel dettaglio, le misure restrittive hanno interessato circa 485mila residenti, soprattutto della Sicilia (16,7% della popolazione residente nei capoluoghi della regione).


Agrigento e Trapani: acqua sempre razionata


A Ragusa, anzi, va bene se pensiamo alle situazioni più critiche che si sono verificate a Chieti, Agrigento e Trapani, con la sospensione o riduzione dell’acqua in quasi tutti i giorni dell’anno, con turni diversi di erogazione estesi a quasi tutti i residenti. A Enna e Reggio di Calabria si è fatto ricorso, solo in alcune zone della città, alla riduzione dell’acqua rispettivamente per 365 e 75 giorni interessando circa la metà dei residenti. A Caltanissetta e Pescara, il 62,4% e il 21,9% dei residenti e’ stato sottoposto a razionamenti, rispettivamente per 61 e 141 giorni. A Catania la distribuzione dell’acqua è stata sospesa a circa 17.400 persone per 14 giorni nell’arco dell’anno, interessando il 5,8% dei residenti (0,3% nel 2020). A Palermo si sono verificate turnazioni in alcuni distretti dove la rete idrica è particolarmente vetusta per 183 giorni interessando l’8,8% dei residenti, mentre Avellino e Crotone hanno avuto una sospensione solo per 12 giorni che ha coinvolto, rispettivamente il 76% e il 67% della popolazione.
Nel 2021 misure di razionamento sono adottate in quasi tutti i capoluoghi della Sicilia (tranne Messina e Siracusa), in tre della Calabria (Reggio di Calabria, Cosenza e Crotone), in uno della Campania (Avellino), due dell’Abruzzo (Chieti e Pescara), uno della Toscana (Prato) e uno del Veneto (Verona).

Perdite: quanto spreco!


In nove regioni le perdite idriche totali in distribuzione sono superiori al 45%, con i valori più alti in Basilicata (62,1%), Abruzzo (59,8%),Sicilia(52,5%) e Sardegna (51,3%). Di contro, tutte le regioni del Nord hanno un livello di perdite inferiore a quello nazionale, ad eccezione del Veneto (43,2%); il Friuli-Venezia Giulia, con il 42,0%, è in linea con il dato nazionale. In Valle d’Aosta si registra il valore minimo (23,9%), seppur in aumento di circa due punti percentuali rispetto al 2018. In circa una regione su quattro le perdite sono inferiori al 35%.
La quantità di acqua dispersa in rete continua a rappresentare un volume cospicuo, quantificabile in 157 litri al giorno per abitante. Stimando un consumo pro capite pari alla media nazionale, il volume di acqua disperso nel 2020 soddisferebbe le esigenze idriche di oltre 43 milioni di persone per un intero anno. Circa una provincia/città metropolitana su due ha perdite idriche totali in distribuzione superiori al dato nazionale. Si perde almeno il 55% del volume immesso in rete in 20 province che, ad eccezione delle province di Belluno e La Spezia, sono localizzate nel Centro e nel Mezzogiorno. Nelle Isole l’87% circa della popolazione risiede in province con perdite pari ad almeno il 45%, contro il 4% del Nord-ovest.


La rete fognaria manca in 25 comuni dell’Isola


Sono quasi sette milioni – per l’esattezza 6,7 milioni – i residenti che non sono ancora allacciati alla rete fognaria pubblica. Emerge che nel 2020 circa nove abitanti su dieci (88,7% dei residenti) erano allacciati alla rete fognaria pubblica, indipendentemente dalla disponibilità di impianti di trattamento successivi. Il servizio è completamente assente in 40 comuni, dove risiedono 386mila abitanti (0,7% della popolazione), situati soprattutto in Sicilia(25 comuni); in questi comuni ogni edificio è generalmente dotato di sistemi autonomi di smaltimento dei reflui, mentre in alcuni casi la rete fognaria è presente ma non in esercizio, poiché non ancora collegata a un depuratore.


Non ci fidiamo dell’acqua di rubinetto


Le famiglie che dichiarano di non fidarsi a bere l’acqua di rubinetto nel 2022 sono il 29,4%, il dato si presenta stabile rispetto al 2021, pur nel contesto di una progressiva riduzione delle preoccupazioni rispetto a venti anni fa (40,1% nel 2002). Permangono notevoli differenze sul piano territoriale: si passa dal 17,3% nel Nord-est al 58,3% nelle Isole. A livello regionale, le percentuali più alte si riscontrano in Sicilia(61,7%), in Calabria (51,1%) e in Sardegna (48,6%).

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