ABOLIZIONE DELLE PROVINCE SOSTITUITE DA CARROZZONI

Ritengo la proposta di abolizione delle Province, da parte del Presidente Lombardo, una boutade propagandistica e demagogica atta a velare il reale tentativo di ridisegnare la Sicilia, in un quadro di accentramento dei poteri regionali e dell’appropriazione ndebita di alcuni territori in favore di altri, sotto le mentite spoglie delle grandi “riforme”.

Le Province Regionali, istituite con la legge 9/86, costituiscono un Ente importante che potrebbe e dovrebbe svolgere un ruolo di collante e di intermediazione fra le competenze comunali e quelle regionali e, nello stesso tempo, costituiscono un perimetro geografico ben definito che accorpa in se, istituzionalmente e politicamente, Comuni dalle caratteristiche ben precise. Per esempio la nostra Provincia, connota i  comuni Iblei in un percorso di crescita, sviluppo e volontà territoriale che, in una comune linea di azione, ha prodotto negli anni, una realtà molto più felice e serena rispetto ad altre Province.

Abolirne l’esistenza,  con l’attuazione del Consorzio dei liberi Comuni, significherebbe ridelimitare il territorio, non solo geograficamente ma anche sotto il profilo economico, accorpando chissà quali e quanti comuni, che magari presentano realtà diverse per caratteristiche e per esigenze di sviluppo economico, sociale e culturale.

Sarebbe di fatto un ennesimo carrozzone, inutile per competenze e carattere decisionale. Ho la netta impressione che la tendenza sia, invece, quella di smembrare alcune realtà territoriali, come quella Iblea, per dileguarne le potenzialità in favore di  tre o quattro grandi poli di accentramento quali per esempio la provincia di Catania, di Palermo e di Agrigento con la sovrintendenza assoluta della Regione Sicilia: significherebbe, nei fatti, disperdere il lavoro, la produttività e la sintonia di sviluppo della nostra Provincia che diventerebbe l’estrema periferia di Catania.

Questo “disegno” mi fa molto pensare e mi inquieta, se penso al disegno di legge delle ASI che prevede “di fatto” lo smantellamento delle nostre aree produttive e meritorie, con uno pseudo accorpamento con l’Asi di Catania che, invece, presenta realtà molto diverse sia sul piano economico che su quello culturale.

Mi inquieta molto il destino del nostro Aereoporto di Comiso che diventerebbe assolutamente ed in via defivitiva “succube” di quello di Catania; la preoccupazione sale se penso al destino della nostra Università e persino al nostro ricco patrimonio dell’UNESCO o, ancora, all’azione congiunta e correlata del Parco degli Iblei e del Piano Paesistico che sottopongono il nostro sistema produttivo alle “gentili conessioni della Regione”.

Ovviamente, rimaniamo in attesa, di vedere i devastanti sviluppi con relative conseguenze sul nostro territorio, del Piano energetico Regionale. In questa ottica, le Province regionali non solo vanno salvaguardate, ma vanno potenziate in un affidamento di vere funzioni decentrate che, mantenendo le nostre risorse economiche ed umane, possano occuparsi delle politiche degli alloggi popolari (costruzione, assegnazione e gestione), politiche inerenti lo smaltimento dei rifiuti (discariche, gestione e raccolta differenziata), politiche relative alle competenze della gestione dell’acqua, politiche inerenti  alle  grandi infrastrutture e quindi ai trasporti.

Libereremmo in un sol colpo, la Sicilia, dalla presenza inutile degli ATO (rifiuti e idrico) degli IACP, dei Consorzi di Bonifica, con il risultato di avere un’unica regia di sviluppo del nostro territorio, con uno snellimento dell’impossibile burocrazia regionale che logora in maniera devastante l’intero sistema dell’economia iblea: la  Regione non deve “accentrare” competenze, ma al contrario deve avviare un serio processo di decentramento di competenze e relative risorse in enti che esistono già, come le Province, senza smobilitare il relativo sistema elettivo e rappresentativo di territori già consolidati, a fronte di tre o quattro mega carrozzoni che assorbirebbero le piccole realtà (come quella Iblea) e che sarebbero poi governati da mega consigli di amministrazione composti da persone “nominate” da pochi intimi e che in quanto tali sarebbero assolutamente sottoposti al potere di chi li ha nominati e quindi a quello della  Regione Sicilia.

Non spacciamo per grandi riforme, l’appropriazione dei territori altrui! Mi auguro che il nuovo Governo Regionale, composto da forze politiche che si ritengono innovative e progressiste, non siano complici di questo ulteriore danno che la Provincia di Ragusa inevitabilmente subirebbe.

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it