Fondi record per infrastrutture nell’isola, ma l’autostrada Siracusa–Ragusa-Gela resta un miraggio: il paradosso siciliano

La Sicilia si conferma al centro delle politiche nazionali per le infrastrutture, almeno sulla carta. Con 561 milioni di euro certificati al 31 ottobre, l’isola è la regione che ha beneficiato maggiormente degli investimenti del Programma Operativo Nazionale Infrastrutture e Reti (PON-IR), gestito dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e cofinanziato dall’Unione Europea. Una cifra che rappresenta una parte consistente dei 2,2 miliardi destinati al Mezzogiorno, e che ha come obiettivo quello di potenziare la rete ferroviaria, il trasporto marittimo, le reti idriche e il trasporto pubblico locale.

In Sicilia, 355 milioni sono stati destinati al miglioramento della rete ferroviaria interna, 119 milioni al trasporto marittimo, 46 milioni alle reti idriche, 31 milioni al trasporto pubblico locale e 4,7 milioni al trasporto intermodale. Una fetta di 3,8 milioni ha riguardato il sistema aeroportuale.

Il quadro, diffuso durante l’evento “L’evoluzione delle infrastrutture dei trasporti: aspetti ambientali e nuove occupazioni” tenutosi a Catania, racconta di un Sud che cambia, di un’Isola che investe su mobilità sostenibile e competenze green. Il Centro Studi Tagliacarne di Unioncamere ha infatti evidenziato come la domanda di figure professionali con competenze “verdi” sia in Sicilia superiore alla media nazionale, segno di una crescente consapevolezza nei settori infrastrutturali e dei trasporti.

Il rovescio della medaglia: fondi spostati, opere bloccate

Eppure, dietro i numeri positivi e gli annunci ottimistici, restano le contraddizioni di un territorio che da decenni sconta ritardi cronici. Mentre si parla di investimenti e innovazione, alcune opere già programmate hanno visto ridurre le risorse destinate, dirottate verso il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina.

Una scelta che oggi appare ancor più controversa dopo lo stop della Corte dei Conti al progetto del Ponte, che ha di fatto congelato una parte dei fondi e riacceso il dibattito su come e dove vadano investite davvero le risorse per lo sviluppo dell’isola.

La Cgil: “Dopo lo stop al Ponte, si riparta dall’autostrada Siracusa-Gela”

A intervenire è la CGIL di Ragusa, che con il segretario Giuseppe Roccuzzo chiede un cambio di passo deciso.

“L’autostrada Siracusa–Gela resta la grande incompiuta della Sicilia orientale. Dopo lo stop al Ponte, è indispensabile aprire una nuova fase concreta: serve un Patto del Territorio che unisca istituzioni, sindacati e imprese per chiedere insieme il completamento dell’opera”, afferma Roccuzzo.

Per il sindacato, collegare finalmente Modica a Gela significherebbe abbattere l’isolamento infrastrutturale che penalizza la provincia di Ragusa, rilanciando turismo, logistica e occupazione.

“Non servono grandi opere simboliche, ma opere utili alla vita quotidiana dei cittadini. Il completamento della Siracusa–Gela è un investimento che genera sviluppo, occupazione e coesione – conclude Roccuzzo – e attorno ad esso va concentrata l’attenzione di tutti”.

Un’isola che attende ancora di “vedere” i suoi investimenti

Il paradosso resta evidente: da un lato si certificano fondi record e si esaltano i risultati del PON Infrastrutture, dall’altro molte opere restano sulla carta, rallentate da burocrazia, varianti progettuali o mancanza di continuità finanziaria.

La Sicilia, che più di altre regioni avrebbe bisogno di reti moderne e connesse, continua a rincorrere l’idea di una mobilità integrata capace di unire costa e interno, città e campagne, porti e aeroporti.
Le cifre ci sono, i progetti anche. Ma finché i cantieri non apriranno davvero, gli annunci resteranno promesse sospese.

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